CINEDAYS - Incontro con Gianluca e Massimiliano De Serio


I due registi torinesi ospiti del festival di cinema macedone, in programma a Skopje fino al prossimo 25 novembre


CINEDAYS - Incontro con Gianluca e Massimiliano De Serio
Massimiliano e Gianluca De Serio a Cinedays 2012
Invitati a Skopje in Macedonia per accompagnare la proiezione del loro "Sette opere di misericordia", inserito nella Selezione di film italiani organizzata da InActo nel programma di Cinedays 2012, i gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio hanno incontrato il pubblico in un affollato workshop.

Avete iniziato giovanissimi, come vi siete avvicinati al cinema?

Massimiliano De Serio
: Abbiamo iniziato per amore, era il 1999. Non amore fraterno, però: mi ero innamorato di una ragazza, che forse piaceva anche un po' a mio fratello, e siccome anche lei era appassionata di cinema, per conquistarla abbiamo pensato di fare un corto. Io recitavo e ho scritto la sceneggiatura, mio fratello era alla camera: non avevamo neanche un montatore, abbiamo fatto il montaggio in camera. Missione riuscita, la ragazza venne conquistata anche grazie all'aiuto della mia "spalla"...
Abbiamo poi continuato a fare film, la passione è rimasta e a spingerci è stata sempre una componente sentimentale, nel senso più profondo del termine. Da quel momento a oggi tutti i nostri film sono nati non su commissione ma da incontri con delle persone, che coinvolgevamo anche nel processo creativo.
Essendo in due, per noi il cinema ha sempre significato "fare comunità", riuscendo sempre a creare situazioni anche produttive che fossero collettive. Abbiamo così iniziato a lavorare da subito in pellicola, riuscendo a contenere i costi: ogni film ha avuto una modalità produttiva differente, e ogni lavoro per noi è stato un atto necessario. Cinema e vita, davvero, per noi si confondono".

Gianluca De Serio: Sono d'accordo con quello che dice mio fratello. Nonostante oggi la nostra attività sia diventata un mestiere, noi continuiamo a considerarla una passione: forse è per questo che non guadagnamo una lira...".

Domanda inevitabile: com'è lavorare insieme? Come vi dividete il lavoro? Avete mai pensato di fare qualcosa singolarmente?

Gianluca De Serio:
Noi non siamo una coppia, non siamo innamorati, non siamo amici ma siamo fratelli, per di più gemelli, ed entra quindi in gioco anche la psicanalisi.
Lavoriamo (e non lavoriamo) sempre, sul set ma anche a casa: è molto difficile per noi separare lavoro e tempo libero, di conseguenza, ma cerchiamo comunque di dividerci i compiti, in modo molto spontaneo. Se iniziamo un film e ci accorgiamo che io mi trovo meglio con gli attori continuiamo così, o viceversa. Poi può capitare che faccia tutto io e lui niente, e allora io mi prenderò tutti i meriti...
Cose "separati"? Sì, ci abbiamo pensato spesso. Io ho anche fatto qualcosa, nel periodo in cui mio fratello era a Parigi per un dottorato che non ha mai finito...

Massimiliano De Serio: Prima di venire qui in Macedonia siamo stati in Brasile per una ricerca su un paese in cui nascono più gemelli rispetto alla media internazionale. Mio fratello è dovuto tornare prima, sono rimasto là ancora per un mese, e mi sentivo veramente molto solo.
Ho iniziato a girare per le strade con una videocamera, riprendendo le persone senza che queste se ne accorgessero, un po' come un maniaco, e mi sono poi reso conto di prediligere i solitari, gli anziani, i clochard, le signore con la busta della spesa...
Questo momento di solitudine mi ha fatto capire che forse lavoriamo insieme per non sentirci soli.

Gianluca De Serio: E mentre lui faceva queste riflessioni da solo in Brasile, io a Torino portavo avanti la baracca...

I vostri lavori hanno sempre tematiche importanti, difficili: cosa vi attira di un tema per decidere di parlarne? E come siete arrivati, dopo tanti corti e doc, al primo lungometraggio?

Gianluca De Serio
: Io penso che un autore non sia attratto da un tema ogni volta diverso, che vuole affrontare nei vari film, ma che in fondo sia sempre la stessa riflessione a guidarlo, la stessa ossessione.
In "Sette opere di misericordia" il tema - chiamiamolo così - è probabilmente una nostra ossessione. L'idea è nata parecchi anni fa, quando ci siamo trovati ad assistere nostro nonno, che era malato terminale per un cancro alle corde vocali. Il suo lento deperire, il trasfigurarsi del suo corpo è quello di Antonio, il protagonista del nostro film: in quel periodo abbiamo vissuto per la prima volta in maniera profonda la misericordia, nel senso di prendersi cura del corpo dell'altro.
Il personaggio di Luminita, poi, trae ispirazione dalle tante badanti rumene e moldave che incontravamo in ospedale: da questa esperienza sono nati, ovviamente molto diversi, i protagonisti del nostro film.

Nel vostro futuro vedete più documentari o film di finzione?

Massimiliano De Serio:
Entrambi. Di solito, anzi spesso, essendo in due riusciamo a occuparci di più cose in contemporanea, anche produttivamente, raccogliendo investimenti mentre giriamo un documentario per poterne trarre anche qualcosa di più artistico, per un museo.
Per "Bakroman" ad esempio abbiamo agito così, e dal documentario è nata anche un'installazione artistica di oltre 5 ore che ha girato nei musei, e successivamente un docuweb per il sito del Corriere della Sera.

Cosa deve avere una persona per essere un attore?

Massimiliano De Serio:
Credo nulla in particolare, tutti potenzialmente siamo attori. Noi per dieci anni abbiamo lavorato con "non attori", persone che interpretavano sé stesse davanti alla macchina da presa, che diventavano in quel momento in tutti i sensi degli attori.

Gianluca De Serio: Per "Sette opere" abbiamo lavorato invece con degli attori professionisti, senza modificare in nulla il nostro approccio. Anzi, abbiamo privato Roberto Herlitzka della voce, il suo strumento principale.
Per ritenersi un attore non si deve essere nessuno, basta l'incontro con un regista che sappia leggere - non nella sua maschera ma nel suo volto di persona - quella luce che tutti abbiamo.

Quale è stato il percorso produttivo di "Sette opere di misericordia"?

Massimiliano De Serio:
Il percorso è stato abbastanza tradizionale: abbiamo scritto per conto nostro una sceneggiatura, ultimata grazie all'aiuto di un produttore. Con questo draft finale siamo andati al Ministero per un'audizione, tra le risate generali, e siamo stati rimandati ben tre volte: ogni volta avevamo sempre la stessa storia, ma un tassello produttivo in più.
Il nostro produttore, che era alla sua opera prima anche lui, aveva convinto co-produttori internazionali a collaborare, e questo è stato determinante, insieme alla decisione dell'Istituto Luce di distribuire il film (decisiva in tal senso la presenza nel cast di un attore come Roberto Herlitzka).
Il costo complessivo si è aggirato sui 700.000 euro, al di sotto della media di una produzione italiana in pellicola (pari a circa 1,5 milioni), a cui ha contribuito anche il finanziamento europeo Eurimages.

20/11/2012, 15:15

Carlo Griseri