Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Smettere di Fumare Fumando"


Note di regia del documentario
Ho iniziato a fumare a 14 anni. Negli ultimi mesi erano due pacchetti al giorno. C'erano stati, in passato, altri periodi con questo ritmo. Volevo fare un film con niente. Un film che non avesse regole, che non si adeguasse a schemi di sceneggiatura, che non richiedesse una produzione, una troupe, una spesa. Un film che fosse il figlio naturale di una crisi economica (e) personale.
E volevo essere pazzo. Per quello ho smesso di fumare, devo essere sincero, non per preservare le ultime fibre di salute, ma per avere un motivo, una condizione, per raccontare una storia.
Ho smesso di colpo, da quaranta a zero. Non mi sono procurato cerotti o chewing gum alla nicotina, mi sono comprato invece una microcamera Gopro, digitale. Una roba che usano i surfisti, gli atleti dello skateboard, i serial killer. Una macchina da presa di cinque centimetri di lato.
Avevo anche una Canon 5d ed un Iphone. Quella era la mia attrezzatura.
L'ultima notte da fumatore ho piazzato le camere davanti al letto, così che al mattino, cominciare a filmare sarebbe stato il primo gesto. Atto sostitutivo della consueta accensione di una sigaretta.
Ecco, avrei fatto questo. Mi sarei filmato, sempre, tutto il giorno. Raccontando cosa accade ad un tabagista che arresta di colpo il flusso di nicotina al cervello.
Ogni volta che avevo lo stimolo ad accendere una sigaretta (e questo avveniva ogni tre secondi) resistevo, mi filmavo e raccontavo.
Mi sono anche dato una regola: avrei girato e montato e fatto voce narrante e musica, giorno per giorno. Nel primo giorno di astinenza avrei filmato gli effetti collaterali, li avrei scaricati sul computer, importati nel programma di editing, avrei composto le musiche e tutto il resto, effetti speciali compresi. Avrei messo un nero, con la dicitura giorno 1, all'inizio del film e sarei andato avanti così, giorno 2, giorno 3, fino alla fine.
La regola diceva che non avrei cambiato niente poi.
Le cose montate nel giorno 1 sarebbero rimaste così, anche se all'ottavo giorno avessi cambiato idea o se la mia condizione mi avesse concesso di recitare una voce off con maggior lucidità. Non avrei cambiato niente. Giorno 1. Giorno 2. Giorno 3, e così via.
Il lavoro è durato 10 di questi giorni. il pensiero in quel periodo si è spostato. Dal semplice delirio, quasi divertente dei primissimi giorni, alle riflessioni sulla scelta di avvelenarsi, sistematicamente , da anni, con i dottori a dirmi: "così muori".
Perché volevo farmi del male? Questo ho cominciato a domandarmi, nelle scene. E con la macchina da presa sono tornato nei luoghi dove, forse, questi desideri erano stati generati.
In questo viaggio mi sono affiancato ai miei amici migliori, i più buffi. Non volevo che fosse un viaggio triste. Volevo ridere e far ridere.
Dopo dieci giorni, semplicemente, le cose sono tornate alla normalità. Non ero più pazzo. Non soffrivo più. Non abbastanza da farne racconto, almeno. Dopo dieci giorni il film è finito. Si è spento. Ne ho impiegati altri tre per aggiustare il colore delle scene e tentare un mix audio.
"Smettere di fumare fumando" è stato fatto così. In questo modo e con questi motivi.
Ad oggi, non ho più toccato sigarette.
Gian Alfonso Pacinotti "Gipi"