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LUCA ARGENTERO - "Attore e produttore sì, regista mai"


E' un periodo di grande fermento per la carriera dell'attore moncalierese, al cinema con il film di Giacomo Campiotti "Bianca come il latte, rossa come il sangue", presto in sala con Risi e Placido ma anche produttore con l'horror di Simone Gandolfo "Cose cattive". Intervista a tutto campo per raccontare il suo doppio ruolo, che non si "allargherà" mai - dice lui... - a quello di regista.


LUCA ARGENTERO -
Luca Argentero - foto di Ada Guglielmino
Diventato famoso grazie alla sua partecipazione nel Grande Fratello, poi modello con un calendario che fece storia, passato davanti alla macchina da presa con immediati riscontri di critica (impegnato sia al cinema sia in tv), da qualche mese anche produttore con la sua Inside Productions del film d'esordio alla regia del suo amico-collega Simone Gandolfo, "Cose cattive - Evil things". Intervistiamo Luca Argentero in occasione della sua (doppia) tappa torinese, per l'horror indie e per il film di Giacomo Campiotti "Bianca come il latte, rossa come il sangue" in cui interpreta un professore "sognatore".

Nel film di Campiotti sei un insegnante.
Mi sento invecchiato, è cambiata la percezione che gli altri hanno di me: se prima mi chiamavano per fare lo studente, o il figlio (io mi sento ancora studente!), ora mi iniziano a chiamare per ruoli da professore, o padre. E' un'amara consapevolezza, ma anche un piacere perché in fondo, almeno un po', anche io mi sento cresciuto...
Il mio insegnante nel film sente come compito principale quello di far amare ai ragazzi ciò che fanno: è una categoria troppo bistrattata, eppure è fondamentale nella costruzione di quelli che saranno gli adulti di domani pur non avendo quasi mai il giusto supporto.

Come hai lavorato sul personaggio?
Sono stato insieme ad Alessandro D'Avenia in alcune sue lezioni, è stato molto bello poter assistere in diretta al suo lavoro. Dopo i primi minuti di "distrazione", forse inevitabili, è stato splendido vedere come Alessandro riusciva col suo parlare a riprendere in mano l'attenzione della classe, che a quel punto dimenticava completamente che c'ero anche io...

Come è stato il rapporto con i ragazzi sul set?
Bellissimo, perché erano tutti molto preparati: mi hanno stupito per la loro serietà, temevo di avere difficoltà, ero sicuro di arrivare - per una volta! - sul set come quello con più esperienza, e magari di poter insegnare qualcosa. Invece avevano tutti un gran talento e grande consapevolezza, mi hanno spiazzato: mi son trovato a ricevere i consigli invece che a darli!

Tu che studente eri?
A me la scuola piaceva, ne ho un ricordo molto positivo. Mi piaceva la mia classe, mi piacevano i professori, non sono mai stato rimandato, ho preso 54/60 alla maturità, ho fatto tutto "a modino". Ho fatto 13 anni di collegio, i primi anni anche in divisa ma ne ho un ricordo molto affettuoso, era la mia seconda casa.

Con la tua Inside Productions hai finanziato il film d'esordio alla regia di Simone Gandolfo, l'horror "Cose cattive - Evil Things".
Sì, è un progetto nato prima di tutto dall'amicizia tra me e Simone, ci siamo conosciuti anni fa sul set della fiction "La baronessa di Carini". Nel corso degli anni tutte le volte che ci incontravamo e ci trovavamo a parlare di cinema eravamo sulla stessa lunghezza d'onda.
Abbiamo anche aperto quasi simultaneamente le nostre case di produzione, e la nostra "visione comune" è stata decisiva per questa scelta, la decisione di lavorare insieme è stata naturale e la sua sceneggiatura mi ha convinto. Pochi attori e unità di tempo e di luogo, ci ha permesso di contenere i costi e di mettere in piedi una troupe di ragazzi giovanissimi, compresi i membri del cast artistico.
Abbiamo reinvestito parte della nostra fortuna di attori in questo progetto, e lo abbiamo fatto con piacere e convinzione.

Per il film avete anche dato vita a una particolare campagna di marketing virale.
Sì, nel film i personaggi sono "adescati" da un sito che propone ai giovani di mostrare la cosa più cattiva che sono in grado di fare. Ci è parso naturale quindi dare vita a un vero sito che facesse la stessa cosa, lo abbiamo fatto qualche mese prima dell'inizio delle riprese e ha funzionato, quantomeno come esperimento sociologico.

In che senso?
I nostri personaggi interagivano sul sito e il pubblico ignorava fosse un fake: è stato interessante vederne le reazioni, lo abbiamo rimpinguato di materiali creati ad hoc, che in parte sono poi anche finiti nel film, altre cose sono state postate dagli utenti... Ha confermato la tesi da cui parte il tutto, che internet è una bestia strana in cui si può trovare di tutto e che magari - fossi il padre di un adolescente lo farei... - bisogna temere anche un po'. La barriera all'entrata di YouPorn è una semplice schermata con scritto: sei maggiorenne sì o no? Basta dire sì e via, ti si apre un mondo in cui c'è veramente qualunque cosa.

Quando nasce l'idea di fare il produttore?
Nasce due anni fa, al "Tutti a casa" del festival di Roma. Una protesta generale di tutto il mondo del cinema, a cui partecipai con convinzione, ma dalla quale uscii anche con la domanda: protestare va bene, ma non sarebbe il caso di fare anche qualcosa? Dare una chance a un gruppo di giovani di esordire mi pareva la scelta migliore, e così ho fatto.
Se prima di fare questo passo ero apprezzato dai registi per il mio non essere "rompiballe" sul set, ora lo sarò ancora di meno! Nessun capriccio, mai più!

Come mai non hai chiesto un contributo ministeriale?
Per una ragione molto semplice: non la ritengo una cosa dovuta, è un attestato di merito, e con questo lavoro abbiamo voluto dimostrare - per il futuro - che siamo meritevoli.
Siamo andati a chiedere il "lasciapassare" ministeriale senza volere dei soldi e siamo stati accolti da un gruppo di persone incredule, non capita mai che qualcuno non voglia il finanziamento ma penso che debba essere dato a opere specifiche, che ne abbiamo bisogno per vari motivi. Il nostro di fondo è un film commerciale, non avrebbe senso finanziarlo statalmente.

Produrre un film è difficile, distribuirlo (quasi) impossibile.
Abbiamo fatto di necessità virtù, il sistema distributivo italiano ha i suoi problemi. Noi abbiamo fatto tutto di questo film a spese nostre, anche il DCP, e la domanda che ci veniva fatta era: quanti soldi hai per distribuirlo? Abbiamo deciso quindi di rimanere liberi, portarci dietro la nostra copia e mostrarlo ovunque fosse possibile. Una libertà bellissima: all'inizio la volontà era di farlo girare solo sul web, poi però ci spiaceva non vederlo in sala e allora abbiamo dato vita a questo tour per l'Italia, un work in progress che sul sito seguiamo con tutte le nostre date. Le nostre piccole soddisfazioni ce le stiamo togliendo, abbiamo una media copia alta avendone solo una! "Paranormal activity" in America è partito all'incirca così...

Nei prossimi mesi usciranno anche due altri tuoi film, quelli di Marco Risi e di Michele Placido, "Cha cha cha. Cronaca di un delitto" e "Il cecchino - Le guetteur".
Due maestri. Lavorare con Risi è stato fantastico, ha avuto il coraggio di fare veramente un film di genere, un film senza tempo, una delle cose più belle a cui ho lavorato nella mia - ancora breve - carriera.
Quello di Placido è un film interamente francese, in cui ho lavorato al fianco di super attori di un livello mai visto: è un film molto bello, secondo me meglio di "Romanzo criminale" e - forse - sul livello di uno dei suoi film che più amo, "Vallanzasca".

Attore e produttore, a quando il passo alla regia?
No no no no! Lungi da me l'idea di dirigere un film, troppe domande che arrivano da troppe persone contemporaneamente, non fa per me. Sono un aspirante giovane produttore, e mi va benissimo così!
Dopo "Cose cattive" con la Inside Productions stiamo lavorando - sempre insieme a Simone Gandolfo - a una docufiction sul soccorso in montagna ambientata sulle Alpi, ma non ne dico molto perché finché non saranno firmati tutti i contratti rimango superstizioso! Sarà/sarebbe una docufiction in otto puntate, pronta per l'autunno-inverno.

31/03/2013, 20:00

Carlo Griseri