IL TURNO - Due uomini, un lago, un'attesa
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Il Turno" non potrebbe esistere senza il suo titolo, che crea un'inevitabile aspettativa e dà senso alle immagini a posteriori, chiudendo un perfetto meccanismo circolare.
La scelta stilistica massimamente oggettiva obbliga i registi -
Pietro De Tilla, Elvio Manuzzi, Tommaso Perfetti - a concentrarsi sulla distribuzione delle informazioni, tutte desunte dalla semplice osservazione del quotidiano, senza filtri o commenti interpretativi, meno che mai sonori.
Si parte con le due guardie della diga del Lago d'Arno, due generazioni diverse, riprese nei semplici gesti che scandiscono le loro giornate solitarie (sono soli, e inoltre la telecamera non coglie mai momenti di dialogo tra loro, solo qualche telefonata esterna): fare il caffè, lavare i piatti, sbarbarsi, controllare le temperature, visitare la diga.
Alla vita sulla diga viene alternata a più riprese quella nel paese giù in valle (Cedegolo), dove assistiamo a dialoghi e azioni del quotidiano (la cena, la mungitura, le chiacchere con gli amici e i parenti) di un personaggio in particolare.
Quando nel finale il meccanismo della storia si svela, i ritmi finora raccontati entrano a far parte di una scansione ancora più grande.
01/05/2013, 19:00
Sara Galignano