IL SECONDO TEMPO - L'eredità di Falcone e Borsellino
È una (doppia) ferita che non si rimarginerà: sono passati ormai 21 anni da quei 57 giorni che sconvolsero l'Italia - e Palermo in particolare - tra
la strage di Capaci del 23 maggio in cui venne ucciso il giudice Giovanni Falcone con la moglie e la scorta, e quel
19 luglio in cui a morire in un attentato fu il suo collega Paolo Borsellino, anch'egli insieme ai poliziotti che lo accompagnavano.
In questi anni la filmografia, tra fiction e documentari, legata al ricordo di quei giorni e di quei due uomini si è fatta sempre più fitta, e da aggiungere al gruppo è ora anche
"Il Secondo Tempo" di Piero Li Donni, presentato in anteprima a dicembre al Courmayeur Noir in Fest e distribuito in sala nel giorno dell'anniversario della morte di Falcone.
Il ricordo di quei giorni viene filtrato dalla memoria della gente, e
la Palermo di oggi non è - purtroppo - quella che si poteva sperare all'inizio del "secondo tempo" della lotta alla mafia, sull'onda dell'emozione e della voglia di reagire quando i corpi delle vittime erano ancora caldi.
Venti anni dopo a ricordare ci sono Franco e Michele, due fotoreporter, Salvo Cantastorie, che racconta storie di padroni e di sottomessi; Marta, che nell’estate del 1992 fu una delle animatrici del movimento dei “Lenzuoli”; e poi ancora Maurizio, Fabio, Giuseppe, Peppe, Nino, cittadini comuni che raccontano dove si trovavano quando seppero degli attentati.
Al di là di stereotipi e facili moralismi,
tra docufiction, interviste, finzione e immagini d’archivio, Li Donni mostra la sua Palermo oggi, ma in fondo - purtroppo - quella città non all'altezza delle speranze è un po' tutta Italia.
22/05/2013, 11:45
Carlo Griseri