Note di regia di "Five: KGB"
Parlando di questo progetto con i lituani, ho notato una certa dose di stupore: perché un italiano decide di fare un documentario su un argomento così lontano dall’Italia, sia geograficamente che culturalmente? Stupore che generalmente viene accompagnato da una forma di supporto. Sembrano felici che questa parte dolorosa della loro storia desti interesse anche oltre frontiera.
Sentire le storie di alcune delle persone che hanno vissuto mesi, in certi casi anni, all’interno di una prigione del KGB, o che sono state deportate in Siberia, si è rivelata un’esperienza ispirante e positiva; ed è proprio questo il lato che vorrei mettere in risalto in questo documentario. La positività che si trova in queste persone, che pur avendo vissuto esperienze estremamente negative, riescono a trasmettere un’energia trascinante.
Penso che in quanto regista, questo documentario possa essere un’occasione per mettermi a confronto con argomenti di grande importanza, oltre a darmi la possibilità di offrire un piccolo contributo nella diffusione di questa parte di storia di cui conosciamo ancora poco. Troppo poco.
Maximilien Dejoie