VENEZIA 70 - YURI ESPOSITO, il ritmo della vita
Yuri Esposito è malato, la sua vita scorre lentissimamente. Yuri parla, si muove, vive a una lentezza esasperante, ma lui è abituato e il mondo intorno a lui si è adeguato: la moglie lo ama e lo su(o)pporta, il lavoro che ha scelto va fatto con lentezza (è restauratore) e ha anche trovato uno sport perfetto per lui, l'apnea in piscina. Ha anche un amico dottore che lo monitora, e che un giorno gli propone una cura sperimentale: i primi risultati sono prodigiosi, ma la velocità porta a Yuri anche nuovi problemi e le dinamiche consolidate rischiano seriamente di non reggere al nuovo ritmo. Quando poi appaiono i primi sintomi di regressione, poi, il suo mondo sembra crollare.
“Yuri Esposito” di Alessio Fava è (unico italiano) tra i primi tre film realizzati nell'ambito del progetto
Biennale College della Mostra del Cinema di Venezia, presentato solo lo scorso anno al Lido ma già in grado di presentare le prime opere. Selezionare i progetti esordienti di maggiore interesse, aiutarli nello sviluppo fino alla realizzazione: il primo esperimento si può dire riuscito, l'idea di partenza del film è avvincente e lo sviluppo (in tutto poco più di un'ora) pur raccontando una storia di lentezza estrema non patisce nel ritmo e sa offrire spunti di notevole interesse.
Da segnalare l'ottima prova di
Matteo Lanfranchi nel ruolo del titolo, capace di rendere credibile una patologia incredibile, e ricca di emozione la sua parabola di malattia, guarigione e (forse) nuova malattia.
01/09/2013, 11:00
Carlo Griseri