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VENEZIA 70 - La Profezia di Pierpaolo


Pasolini e il suo viaggio in Africa nel film di Borgna e Menduni. Un luogo scelto dal regista come alternativa all'Italia proletaria ormai corrotta


VENEZIA 70 - La Profezia di Pierpaolo
Pierpaolo Pasolini
Coscienza rimossa dell’Occidente, questa è l’Africa di Pierpaolo Pasolini che emerge nel documentario "Profezia. L'Africa di Pasolini", a cura di Gianni Borgna, con la supervisione artistica di Enrico Menduni, presentata nella sezione Venezia Classici.

Ed ecco che con la voce narrante di Dacia Maraini, il film racconta l’amore di Pasolini per una terra autentica e misteriosa che con i suoi villaggi rurali e i suoi paesaggi da preistoria diventano per il poeta un nuovo schermo su cui proiettare l’universo ideologico che aveva precedentemente ricercato nelle terre dei contadini friulani e nelle borgate romane.

Perché dopo "Accattone", Pasolini cerca nel mondo sottoproletario preindustriale ed arcaico dell’Africa nera, un luogo alternativo al mondo occidentale, una via di fuga all’omologazione culturale provocata dal consumismo. “Tutti quegli uomini, non ancora corrotti dal capitalismo, sono chiamati ad assolvere una funzione storica", spiega nel documentario Pasolini con la voce di Roberto Herlitzka.

Immagini di repertorio tratti da poemi filmici come La Rabbia, Edipo Re e Appunti per un’ Orestiade africana, restituiscono un lucidissimo atto d’accusa contro la guerra e la società capitalistica, ma anche una ricognizione dell’autore sui costumi italiani dell’epoca.

Mentre sequenze inedite ritraggono il soggiorno di Pasolini a Parigi per presentare, con l’aiuto di Jean-Paul Sartre, il controverso, "Il Vangelo secondo Matteo", ritenuto da tutti blasfemo, Ed è ancora la voce di Herlitzka a riportare in vita Pasolini che a proposito del film dichiara, “se fossi stato francese avrei girato il Vangelo in Algeria, e questo vi avrebbe traumatizzato, così come è traumatizzato un italiano quando io piazzo il mio Vangelo in Calabria o in Lucania, forse allora avreste capito”.

Ma anche l’Africa sarà per Pasolini una cocente delusione, come testimoniano le immagini del film dove le scene di giubilo nel giorno della dichiarazione di indipendenza, si contrappongono a quelle che documentano le atrocità delle guerre tribali e neo-coloniali.

Eppure a così tanti anni di distanza dalla sua morte in circostanze ancora misteriose, Pasolini ci ha lasciato un’eredità culturale a cui si può attribuire un inquietante valore profetico su quelle che sarebbero state le sorti malandate dell’Italia.

03/09/2013, 17:56

Monica Straniero