VENEZIA 70 - "Le responsabilità di una generazione"
Amelio, il lavoro e la parabola di un uomo che malgrado gli sforzi, finisce per toccare il fondo tornando a lavorare in miniera in Albania.
"Antonio pane scappa dall'Italia dopo il taglio netto con le trappole con le quali fa i conti ogni giorno" dice
Gianni Amelio "Quando vede che il lavoro che sembrava più dignitoso era in realtà il più sporco, scappa e torna sotto terra"
Questa chiusura con un mondo disgustoso è suggerita dalla citazione del cinema muto con lo schermo che va a nero in cerchio sul protagonista che si allontana di spalle.
"Questa scelta è venuta in seguito ma credo che renda bene l'idea di una fine. Per poi ricominciare daccapo, dal profondo della terra. Il lavoro di "sostituto" di pane è in realtà solo la punta dell'iceberg; sotto il pelo dell'acqua c'è molto altro".
Come nasce l'esigenza di raccontare il rapporto tra Antonio Pane e i due giovani.
"Come rappresentante di una certa generazione" dice il regista "mi sento in colpa. La mia è forse la generazione che ha fatto peggio. Che mondo abbiamo dato e diamo a chi ha oggi 20 anni? malgrado tutto, Antonio fa meno fatica a vivere dei due ventenni, privi di ogni struttura e speranza".
Qual è il rapporto di Antonio Pano con suo figlio?
"Lo sforzo di Antonio è quello di mettersi fisicamente nei panni di suo figlio, di prenderne materialmente il posto. Le parole ormai non bastano più per dare un esempio ai giovani, perché il giorno dopo volano via. Ci vogliono i gesti che sono più importanti perché rimangono. Apparentemente sembra che lui aiuti il figlio a risolvere la ssua situazione e cambiare; ma in realtà è il contrario".
Come ha lavorato con i suoi attori?
"Gli attori sono andati incontro ai personaggi senza limitazioni e regalando ai personaggi scritti la vita e il respiro".
04/09/2013, 18:19
Stefano Amadio