VENEZIA 70 - Gli inviati RAI raccontano la Mostra
Un modo non solo per raccontare la storia del festival nel decennio 1980-89, attraverso i servizi speciali, le interviste, i protagonisti del red carpet, le cronache dei giornalisti inviati all’epoca, il giovane
Vincenzo Mollica, Lello Bersani, Marilisa Trombetta e Gianni Raccanelli, ma anche un’occasione per sconoscere fatti di costume, personaggi e storia.
È il 1980 sotto la direzione di
Carlo Lizzani, appena riconfermato direttore della Mostra, il festival torna a consegnare i Leoni d’oro dopo la contestazione settantottina. “Non mi interessa quello che i cinefili chiamano cinema-cinema, per me è essenzialmente un sistema linguistico per raccontare il mondo”. E così il regista di
Cronache di poveri amanti, invita grandi nomi del cinema internazionale, tra cui
Frank Capra, Jean Luc Godard, Luis Bunuel, Alexander Kluge, Akira Kurosawa, per restituire al festival il prestigio perso nel decennio precedente.
Nell’anno successivo
Michelangelo Antonioni porta al Lido il suo "
Mistero di Oberwald", un film che utilizza, per la prima volta, le tecnologie video della televisione, e un giovane
Nanni Moretti sale sul palco per ricevere il Leone d’Argento con "
Sogni d’oro", il primo film in 35 mm.
“La mia intenzione è di creare una mostra degli autori per gli autori”, dichiara invece Gianluigi Rondi, che assume la direzione del festival nel 1983 e premia, tra le polemiche, "
Prénom Carmen", di
Jean Luc Godard.
L’operazione nostalgia prosegue con le sequenze del film di
Robert Zemeckis, "
Ritorno al futuro" con
Michael J. Fox, che segna il debutto del festival nel mondo dei blockbuster americani, mentre le immagini di
Giulio Andreotti che consegna il premio alla carriera a
Federico Fellini, confermano il rapporto di lunga amicizia tra “il Divo” e il “Maestro”.
Dall’87 al’91 viene chiamato alla Mostra il critico
Guglielmo Biraghi che dichiara di preferire le mostre snelle. “Io non so se i festival affollati possano servire al cinema, ma certo non servono ai singoli film”. E così durante la sua gestione, il festival lancia talenti come
Almodòvar, Kieslowski e Reitz, premia autori come
Ermanno Olmi, che nel 1988 conquista il Leone d’Oro con il film "
La leggenda del santo bevitore".
E quando nell’edizione del 1989, il cinema sembra farsi sempre più piccolo e la televisione più invadente, Biraghi propone film scomodi su tematiche nuove e difficili come la sessualità pagana nel film greco "
Mi ami?" di Panoussopoulos e l’incomunicabilità tra generazioni in "
Che ora è" di
Ettore Scola.
Ma la vera novità dell’edizione che chiude il documentario è la conquista del Leone d’Oro, del regista tailandese
Hou Xiaoxian, che con "
Città dolente" fa scoprire la cinematografia asiatica al grande pubblico e agli addetti ai lavori.
05/09/2013, 16:20
Monica Straniero