VENEZIA 70 - La Prima Neve in Orizzonti
Dopo il successo di "
Io sono Li",
Andrea Segre torna alla Mostra trattando l'argomento a lui più caro, l'immigrazione. La vicenda, ambientata in Trentino, appare però piuttosto superficiale, con argomenti forti e troppo facili per non risultare pretestuosi. Con un ritmo lento come la vita di montagna, "
La Prima Neve" affronta temi potenzialmente interessanti trattandoli però con una neutralità più adatta al documentario che ad un film di finzione. Così sono trattati anche i personaggi ai quali non si riesce in alcun modo ad affezionarsi, legati a degli stereotipi umani e interpretativi. Il bambino orfano (
Matteo Marchel), l'immigrato padre e vedovo (
Jean-Christophe Folly), la mamma vedova (
Anita Caprioli) e l'amico simpatico e scapestrato di
Giuseppe Battiston che sembra appena arrivato dal film Zoran, dopo qualche settimana lontano dal vino, ma con lo stesso maglione indosso. Siamo d'accordo con lui al cento per cento sulla necessità di utilizzare attori bravi, ma ci sentiamo di aggiungere che non sarebbe male poter vedere personaggi interessanti e diversi.
È evidente che non basta più mostrare il caso umano per sostenere un film, e la sensibilità di un autore dovrebbe servire anche ad afferrare queste sensazioni prima di noi comuni spettatori. Segre, dopo la poetica perfezione del debutto, forse ha colto questa necessità ma ha cercato di porvi rimedio aggiungendo altri drammi personali e non approfondendo o cambiando strada. Ne risulta una somma di vite sfortunate che aggiunta alla retorica della vita semplice e onesta di montagna, non riesce a fare un film.
Finanziato tra gli altri dal Mibac e dal Trentino Film Commission, è difficile capire come e perché "
La Prima Neve" di
Andrea Segre riuscirà a replicare il successo di "
Io Sono Li" e a suscitare l'attenzione degli spettatori oltre che dei selezionatori dei Festival.
06/09/2013, 13:36
Stefano Amadio