Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Gipo, lo Zingaro della Barriera"


Note di regia di
Ciò che ci spinge a raccontare la storia di Gipo Farassino è la voglia di far riscoprire ad un pubblico il più ampio possibile uno dei più importanti chansonniers italiani degli ultimi 50 anni. Un personaggio, Gipo, ad oggi troppo legato a stereotipi oramai da dissacrare: troppo piemontese per avere un respiro nazionale o internazionale; legato ad un’esperienza politica (quella nella Lega Nord) che lo ha “bruciato” nel mondo della cultura, soprattutto di sinistra.

Se è vero che Gipo fa uso del dialetto per molte sue canzoni è anche vero che le storie raccontate in esse sono universali e non hanno confini regionali o nazionali. Anzi su altre longitudini e latitudini si ricongiungono ad altri percorsi, già citati prima, quali quelli di George Brassens in Francia e sia per l’uso del dialetto che per i contenuti delle sue canzoni, Farassino è forse il cantautore italiano che più si avvicina al grande Fabrizio De Andrè. Non per niente i due si conoscevano, erano amici e ci sono pure simpatici aneddoti che legano il cantautore genovese al nostro.

Questo è il motivo principale che ci spinge a raccontare sua storia: riscoprire questo grande patrimonio culturale in parte dimenticato, soprattutto per le giovani generazioni che poco o nulla sanno di Gipo Farassino e che vedono in lui soprattutto e solo il cantastorie sabaudo militante della Lega Nord.

Parallelamente al suo percorso musicale c’è l’uomo e la sua storia fatta di successi pagati spesso a caro prezzo.
Ma non sarà solo un documentario musicale. Si vuole ricreare anche il profumo di un’epoca, di una Torino che non c’è più, una città operaia, una città dove il distacco tra le periferie e il centro era “abissale”. Periferie autenticamente periferiche.
Luoghi autonomi e indipendenti dal centro cittadino. Spazi in cui la vita sociale e culturale si formava e cresceva autonomamente e indipendentemente dal resto della città.
Spesso gli abitanti della Barriera, come di qualsiasi altra periferia, lavoravano, vivevano, andavano al bar o a ballare o al cinema all’interno delle mura del proprio quartiere. E tutto si svolgeva lì, all’interno del proprio quartiere, come nelle canzoni di Gipo. Un concetto di città oramai totalmente modificato, nei decenni più recenti, dalla “mobilità” che ha trasformato il nostro modo di vivere.
Con questo documentario si vuole anche ricostruire queste “immagini”, questi “momenti”, quei “personaggi”, quel tipo di “socialità” di Barriera oramai scomparsi che sono alla base del percorso musicale di Gipo.

Alessandro Castelletto