A Roma la Bergmaniana
Il maestro
Ingmar Bergman, le sue donne, gli uomini, i racconti della vita, gli amori, le tracce autobiografiche, il teatro, lo spirito, la Svezia, il cinema, la tragedia, la commedia, l’isola come rifugio dell’anima… Questo e non solo nella luminosissima filmografia del regista, ad Alphaville Cineclub di Roma in una selezione monografica dal 1958 al 1969 per ben due settimane, dal 15 al19, dal 22 al 26 gennaio 2014 tutte le sere alle ore 21.00.
La rassegna, davvero imperdibile, prevede in più giornate la proiezione del mediometraggio, invisibile in Italia, Ballo delle ingrate, e l’intervento esperto di Rosario Tronnolone e Liliana Cantatore a commento di immagini e sequenze documentarie.
Regista svedese davvero universale e non soltanto in campo cinematografico, ma pure teatrale (Uppsala 1918 - Fårö 2007),
Ingmar Bergman debutta infatti proprio nella regia teatrale ed a questa attività si dedica alternativamente nel corso di tutta la sua vita ed anche dopo le sue affermazioni internazionali come cineasta; dal 1963 al 1966 dirige il Reale teatro drammatico di Stoccolma. Gira il suo primo film, Kris (Crisi), nel 1945. Autore/Maestro tra i più prolifici della Storia del Cinema, scrive lui stesso i soggetti e le sceneggiature delle sue pellicole, tutte incentrate sull’analisi dei sentimenti umani e del loro adeguarsi o meno ad una ipotesi anche trascendente, scavando nella complessità dei personaggi centrali, spesso femminili, con rigore e coerenza anche estetica di purezza e semplicità assoluta; ha spesso intrattenuto con gli attori rapporti stretti e prolungati, preferendo la loro collaborazione nell’arco di molti film e concependo a volte le sceneggiature in relazione alle loro personalità (basti pensare ai rapporti profondi e spesso sentimentali con molte attrici protagoniste dei suoi lavori, da Bibi Andersson a Liv Ulmann). Il cinema di Bergman si presenta essenzialmente come una messa in scena del rapporto tra salvezza e caduta, autenticità e banalità, realtà e finzione, visto ora in forma di complessa dialettica, ora di insanabile frattura, ora di rebus indecifrabile, ora addirittura di commedia (nella selezione monografica di Alphaville sono presenti le uniche quattro commedie tout court da lui realizzate nella lunga carriera artistica). Dopo il film Fanny och Alexander (1983), abbandona il cinema per dedicarsi alla regia teatrale, allestendo numerosi spettacoli con costante freschezza creativa (ricordiamo fra l'altro Peer Gynt, 1991, e Racconto d'inverno, 1994), ed alla televisione (Efter repetitionen, 1984; De tva saliga, 1986; Larmar och gör sig till, 1997; The image maker,2000; Sarabanda,2003). Nel 1997 gli è stata conferita a Cannes la Palma d'oro alla carriera.
09/01/2014, 13:40