E FU SERA E FU MATTINA - Se ci lascia il sole...
Cosa si può chiedere a un film come "
E fu sera e fu mattina"? Cosa ci si può aspettare da un film girato con poche migliaia di euro (una settantina), raccolti attraverso il finanziamento popolare (tramite il sito Produzioni dal Basso) e in regime di
crowd equity, con cast e troupe coinvolti in un processo di condivisione di costi e ricavi?
La visione di "E fu sera e fu mattina", affidata a
Emanuele Caruso, già autore di un paio di lavori, sorprende. Lo fa per la serietà e professionalità con cui il film è affrontato e realizzato, lo fa per la cura formale (nella fotografia, nella messa in scena) con cui si offre allo spettatore, lo fa per una trama non banale (il "Melancholia" del cuneese, lo hanno definito) e uno sviluppo attento e coinvolgente.
Certo, difetti in un'opera così volendo è facile trovarne: la musica è un po' troppo onnipresente, gli attori locali danno il giusto colore ma non possono di certo essere all'altezza di un film che vuole essere 'preso sul serio', e anche i protagonisti - decisamente più bravi - sono troppo attenti a caricare la propria recitazione di pathos, in ogni parola e in ogni movimento. Il copione presenta un testo eccessivamente letterario, ma la situazione raccontata (in parte) lo giustifica.
Una sera la televisione dà la notizia che il sole sta per esplodere, e che l'umanità ha solo più una cinquantina di giorni da vivere prima della fine, inderogabile. In un paesino del cuneese (che nella realtà è la splendida La Morra) le reazioni sono le più varie: c'è chi non ci crede, chi ne rimane sconvolto, chi prosegue come sempre la propria vita, chi trova la forza per sistemare alcuni conti rimasti in sospeso col passato...
Probabilmente avrebbe fatto bene al film una lunghezza minore (ci si avvicina troppo alle due ore), ma nel complesso l'operazione "E fu sera e fu mattina" deve essere ammirata e portata a modello per mostrare quel che si può fare con nessun mezzo e tanta buona volontà.
Uscito a metà gennaio,
il film è impegnato in un tour per l'Italia che lo porta di sala in sala a incontrare un nuovo pubblico (a maggio arriverà a Roma): il dialetto piemontese e la sua origine lo fanno sicuramente preferire nel nord-ovest, si pensi che la sola Torino ha fatto registrare circa 10.000 spettatori in una sola sala del centro, ma il progetto di Caruso può e deve essere portato all'attenzione anche del resto del Paese.
08/04/2014, 08:20
Carlo Griseri