ZORAN. IL MIO NIPOTE SCEMO - Il romanzo di Gianmatteo Pellizzari
Mentre le due recentissime candidature ai
David di Donatello arricchiscono un medagliere che include già dodici premi, la commedia più alcolica della stagione è pronta a trasferirsi dal grande schermo alla carta: uscirà infatti il prossimo 21 maggio, per
BUR Rizzoli,
Zoran il mio nipote scemo", il romanzo che il giornalista e scrittore udinese
Gianmatteo Pellizzari ha tratto dalla sceneggiatura del film (firmata dal regista
Matteo Oleotto assieme a
Daniela Gambaro,
Pier Paolo Piciarelli e
Marco Pettenello).
Un film e un romanzo che raccontano la provincia, e il Friuli in particolare, senza fervori documentaristici, senza regionalismi e senza oleografie, "
con la stessa poetica scontrosità" – sono parole di
Pellizzari – "
di cui la terra friulana è fatta". E anche, va detto, con lo stesso umorismo aguzzo. Quell’umorismo che pochi conoscono e che il successo di Zoran ha sicuramente contribuito a svelare.
Chi è, dunque, Zoran Spazapan? È il nipote che Paolo Bressan (interpretato, al cinema, da Giuseppe Battiston), quarantacinque anni buttati tra vino ed egoismo, non sapeva di avere. E cosa può nascere dall’improvvisa collisione tra un uomo alla deriva, ubriacone e misantropo, e un timidissimo sedicenne forbito e occhialuto? Il truce Bressan e il buffo Zoran lo scopriranno insieme di fronte a un bersaglio per le freccette, grazie al talento nascosto, quasi magico, del ragazzo. Un irresistibile gioco delle parti, ambientato dove il Friuli sfuma nella Slovenia e la Slovenia nel Friuli, che oppone la bieca solitudine di uno zio alla disarmante dolcezza di un nipote.
Dopo le ovazioni alla 70°
Mostra del Cinema di Venezia, interruttore che ha fatto scattare il lungo cammino di "
Zoran" (50 festival all’attivo, da Lisbona a Pechino, ottimo successo in sala e in home video), l’opera prima del regista
Matteo Oleotto rivive dunque attraverso le pagine di Pellizzari. Pagine in cui, citando la bella prefazione di Battiston, "
si ritrovano l’anima autentica di Zoran, tra lacrime e risate, e un Friuli Venezia Giulia raccontato in modo sincero, discreto e non patinato, così come nell’idea di Oleotto".
E ancora (sempre citando Battiston): "
Quando si parla del Friuli non si può
evitare di fermarsi un momento a pensare al vino, elemento fondante della cultura friulana, prettamente contadina. Vino come veicolo di conoscenza e di convivialità, vino come espressione di una terra ricca di colori, vino che Paolo Bressan beve in gran quantità... Ecco il fil rouge del film e del romanzo: il collante che tiene insieme le esistenze strampalate dei personaggi"
14/05/2014, 15:16