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CANNES 67 - Panoramica sui primi film del programma


CANNES 67 - Panoramica sui primi film del programma
Per il periodo del Festival di Cannes, come da tradizione ha quasi triplicato il numero dei suoi abitanti passando da 73mila a 200mila abitanti. Quest’anno poi i bus cittadini hanno scioperato per due giorni creando disagi e i pompieri hanno manifestato la loro rabbia, ma non hanno fatto la rituale “montée des marches”.

Questa è riservata alle star, ai politici, agli addetti ai lavori e ai giornalisti che quest’anno sono circa 5mila. La festa sontuosa e affascinante dei 67 anni di questa grande Dame in perfetta forma fisica e mentale è iniziata con Grace of Monaco di Olivier Dahan (acclamato regista de La Môme), presentato fuori concorso in versione originale. Malauguratamente lo pseudo biopic è stato un mezzo fiasco nonostante la buona interpretazione della brava Nicole Kidman.

Le vicende private e quelle storiche del “gran rifiuto”, della grande scelta tormentata e sofferta di Grace Kelly tra l’essere principessa o ritornare ad essere attrice, vengono annegate in un insieme di episodi politici in parte fantascientifici. La querelle finanziaria tra la Francia e il Principato di Monaco è da teatro di Boulevard. L’atmosfera degli intrighi c’è ma i personaggi: Onassis, la sorella di Ray, sono sopra le righe e non convincono. Tim Roth poi è deludente. E’ fuori ruolo. E’ solo un fumatore inveterato e un governante nevrotico. Il lungometraggio è stato demolito completamente, ma anche ingiustamente dalla stampa francese.

Grace of Monaco è un pasticciato melo sul piano storico ma ha i suoi pregi: la valida interpretazione della Kidman, le riprese spettacolari del Principato e primi piani, anche con qualche esagerazione, della bella infelice Principessa. Un lungometraggio che, passata la buriana del dissenso, avrà il suo pubblico.

A ridarci il gusto del cinema come narrazione- spettacolo in immagini e analisi di personaggi ci ha pensato Mike Leigh, uno dei più assidui frequentatori della Croisette con Mr Turner opera cinematografica notevole che attraverso immagini pittoriche evocative, ricostruzione meticolosa di un’ epoca, narra 25 anni della storia umana ed artistica del pittore britannico J.M.T. Turner (1775-1851).

La luce, elemento principale delle sue tele nelle quali rappresenta in modo evanescente paesaggi, elementi della natura e spesso navi, è una delle sue conquiste pittoriche che lo fa il precursore degli Impressionisti francesi. Il film segue in modo reale, con tocchi di lirismo la sua evoluzione pittorica, la sua maturazione di uomo intelligente e arguto, talvolta sarcastico nei confronti dell’ “establishement” accademico e i suoi rapporti familiari e sociali. La vita con il padre, che è anche suo assistente e la convivenza con la simpatica e allegra Mrs Booth proprietaria di una pensione di famiglia in un villaggio di pescatori e gli incontri anche talvolta burrascosi con i colleghi della Royal Academy of Arts, costellano una vita vissuta per dipingere scoprendo la luce.

Un Certain Regard, sezione quasi gemella della Competizione Ufficiale ha aperto con Party Girl, una pellicola pregevole della regista Marie Amachoukeli che ne è anche la sceneggiatrice in collaborazione con Claire Burger e Samuel Theis suoi amici d’infanzia. Questo prodotto quasi familiare di ispirazione autobiografica filma con simpatia e tenerezza Angélique Litzenburger, 60 anni, la Party girl e le sue vicende sentimentali. Angélique ama la vita notturna e fare la festa nel cabaret dove spinge gli avventori alla consumazione. Michel, ex habitué del locale notturno, s’innamora di lei e la sposa. La vita coniugale non riesce e Angélique lo abbandona forse per ritornare disillusa e amareggiata alla sua vita precedente.

18/05/2014, 17:59

Augusto Orsi