VENEZIA 71 - Giulio e il Cinema
Soggetto difficile quello scelto da Tatti Sanguineti per il suo documentario presentato al festival fuori concorso, Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino. Il sette volte Presidente del Consiglio è uno degli uomini sui cui più si è scritto, fantasticato, indagato, commentato nella storia della Repubblica. Sanguineti ovviamente lo sa ma non è interessato ai soliti scenari politici, perlomeno non squisitamente.
È il rapporto tra lo statista e la Settima Arte che lo incuriosisce, dinamica piuttosto affascinante per uno, come lui, che di cinema si nutre quotidianamente da più di 30 anni. Dalla lunga intervista che il critico, assieme a Pier Luigi Raffaelli, fece all’ormai senatore a vita tra il 2003 e il 2005 emergono curiosità, racconti e pensieri sul periodo tra il 1947 e il 1953 in cui Andreotti fu Sottosegretario allo spettacolo.
La parte del leone, manco a dirlo, la fa la censura: dalle foglie di fico sulla statua del David nella sigla della Incom fino alla legge sul cinema del ’49 (tassa sul doppiaggio), alle polemiche su "
Umberto D." (e i panni sporchi da lavare in famiglia).
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La verità è che in moltissimi ancora non hanno capito niente di Andreotti" – ha tuonato in conferenza stampa
Tatti Sanguineti – "
ancora oggi quelli di sinistra, quelli del ’68 non hanno idi sinistra, quelli del ’68 non hanno idea di quel che è successo nel dopoguerra: Andreotti ha ammazzato cinque film, ma ne ha fatti fare 5mila”. Le vittime sacrificali sono a detta del regista una pellicola sull’occupazione della Fiat alla fine della Grande Guerra, una di De Santis, Zappalà, sulla strage di Melissa, e di sicuro un’altra sulla strage di Portella della Ginestra”. E di notiziole come questa, a metà tra la curiosità d’archivio e la domanda da quiz tv, il film a ben guardare ne offre molte, ma il suo merito sta nel non fermarsi a questo. Sanguineti spera infatti che l’Istituto Luce Cinecittà voglia trasformare in un seguito alcune delle molte ore di intervista rimaste nel cassetto, di darci in pasto gli aspetti più consueti come i rapporti con personalità di spicco del cinema dell’epoca per dar vita ad un’operazione quasi storica: dare ad Andreotti i meriti di quello che fece nel e per l’industria cinematografica italiana.
Così come sintetizzato dallo stesso Sanguineti: “Al cinema Andreotti è stato banalmente ridotto a Topo Gigio da Sorrentino, al plurimandante di omicidi di mafia da Pif, o sbattuto in video dopo l’ictus da Veltroni nel suo film su Berlinguer. Io volevo dare di lui la sua vera immagine di quel periodo".
L'incontro con Tatti Sanguineti - VIDEO
VALENTINA NERI30/08/2014, 14:25