VENEZIA 71 - Belluscone e la "sua" Sicilia
Lo stile è quello solito, ironico, sfacciato, ingenuo.
Franco Maresco torna alla finta inchiesta giornalistica, al vox popoli manovrato e esilarante per raccontare una storia vera e drammatica: i rapporti di
Silvio Berlusconi con la mafia e il suo successo "di pubblico" a Palermo.
Seguendo le vicende e le strambe dichiarazioni di un manager di cantanti neo melodici e i suoi chiari silenzi e omissioni, il regista di cinico tv riesce a mostrare quella Palermo che dal basso ha sostenuto il leader di Forza Italia sin dall'inizio, malgrado le note relazioni con gli ambienti mafiosi. Tra finzione, finta realtà e realtà, Maresco imbastisce una trama per raccontare l'inquietante vicenda, con la nota sapienza nello scegliere i personaggi e la capacità di montare sequenze che sfociano nell'immancabile risata del pubblico.
A narrare la storia come un'avventura tra i quartieri di Palermo è
Tatti Sanguineti, alla ricerca di
Franco Maresco, scomparso durante la lavorazione del film.
L'indubbia arguzia, la grande facilità di creare divertimento anche dall'argomento più drammatico, ben si accoppiano con il tema Berlusconi e con tutte le sfumature del suo successo siciliano, creando un film serio ma divertente. Gli italiani lo capiranno? Forse non tutti, ma è sempre meglio, ogni tanto, provare a svegliarli.
L'unico neo sono le interviste in un locale notturno palermitano montate durante i titoli di coda: lo stile
Iene che fanno domande agli onorevoli davanti alla Camera stona con il resto del film. Il fascino di
Cinico tv è proprio quello di proporre personaggi ingenui e innocenti, ignoranti e presuntuosi; andare a cercare la risposta stupida dove già si sa che la si troverà è sicuramente troppo facile per uno come Maresco.
31/08/2014, 10:23
Stefano Amadio