VENEZIA 71 - "Il Giovane Favoloso" l'incontro stampa
Martone quanto tempo c'è voluto per arrivare al film sulla vita di Giacomo Leopardi?
"Il film è stato un cantiere aperto dieci anni fa. A lungo mi sono confrontato con un secolo, il XIX, che non mi attraeva; ma poi il confronto con la lingua e con la storia mi ha affascinato e la voce di Leopardi mi sosteneva, la sentivo dentro. Ho creduto che si potesse provare la sfida del film, non ho saputo resistere e con Ippolita Di Maio abbiamo cominciato a scrivere la sceneggiatura. Pensandoci ora, dopo una breve riflessione, potrei definire tutto il suo cinema leopardiano".
Qual è stato il riferimento per la scrittura del film
"Abbiamo lavorato guardando i suoi scritti, tutti poesia, prosa e nel film tutto deriva dalle parole di Leopardi ma anche da quelle che gli venivano rivolte dagli altri, per iscritto o a voce. Una ricchezza di personaggi e di rapporti umani da ogni parte d'Italia, con la fine a Napoli dove Giacomo non ha più nulla da perdere con il corpo che si contrae, si chiude su se stesso e con la mente che si apre definitivamente di fronte all'eruzione del vulcano. Per apprezzare questo film ci serve anima e cuore e non serve aver a memoria tutto Leopardi o la storia d'Italia dell'epoca".
Tanti personaggi e tanti interpreti.
"Il buon risultato è stato ottenuto grazie anche a tutti questi attori magnifici. E non ci sarebbe stato film senza Elio".
Germano è Leopardi, qual è la caratteristica del poeta che avete preferito sottolineare nel film?
"Leopardi sente le gabbie che nella vita di ciascuno si formano sin dall'adolescenza. La famiglia, la scuola, il lavoro, la società. La gente preferisce spesso venire a patti piuttosto che affermarsi. Leopardi invece la indossava la maschera dell'ipocrisia, pagando un prezzo caro per rompere queste gabbie ma vivendo liberamente, con la spinta di rompere ogni catena".
Per Elio Germano un personaggio difficile ma di grande soddisfazione
"Per me è stato un grande regalo interpretare un personaggio del genere, soprattutto dietro c'è un mondo infinito con tantissimi cambi che arricchiscono il personaggio nel corso del film"
ha detto l'attore "Ho studiato quattro mesi ma avrei potuto continuare all'infinito. Riportarlo al reale, dopo aver letto tutti i suoi scritti che vanno verso qualcosa di molto più alto, e stata la parte più dolorosa anche per me. Ma in realtà è stato un vero lusso fare Giacomo. Accettare di essere inadeguato è la sua forza che ci ha fatto innamorare di lui; la sua inadeguatezza alla vita ci rappresenta tutti in qualche modo".
01/09/2014, 19:37
Stefano Amadio