Dal 10 al 16 ottobre a Milano la rassegna "Il Cinema del Silenzio"
Dal 10 al 16 ottobre 2014 presso il MIC - Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenta, in collaborazione con Università degli Studi di Milano Bicocca, "
Il Cinema del Silenzio", una rassegna di film nell’ambito del Festival del Silenzio, manifestazione organizzata dall’ Accademia del Silenzio. L’associazione nasce dall’idea di Duccio Demetrio, professore di filosofia, e di Nicoletta Polla-Mattiot, giornalista e saggista, di “abbassare il volume delle città”, «perché cercare il silenzio significa provare esperienze estetiche e creative intense, armonizzare le nostre vite».
La rassegna prevede la proiezione di sei film che raccontano storie non attraverso i dialoghi, ma quasi solo esclusivamente attraverso le immagini e il loro potenziale comunicativo. Un modo di fare cinema sperimentale che nel corso degli anni ha prediletto il silenzio e la lentezza per indagare il mondo in modo più profondo. Ogni proiezione sarà seguita da un commento e un approfondimento tematico a cura dei fondatori dell’Accademia del Silenzio e di
Emanuela Mancino, prof.ssa di filosofia dell'educazione presso Università Degli Studi di Milano-Bicocca e responsabile scientifico-organizzativa di Accademia del Silenzio.
Ad aprire la rassegna il capolavoro di animazione "
Cheatin’", firmato dal grande regista americano Bill Plympton, uno dei maggiori autori internazionali di animazione, "
Cheatin’" è un’opera di eccezionale sapienza plastica e qualità pittorica, ricca di fascino e capace di evocare la miglior tradizione italiana nel campo dell’illustrazione, da Mattotti a Toccafondo e Scarabottolo. In "
Cheatin’" Plympton è riuscito a trasfigurare la classica vicenda amorosa che il film racconta in una continua e originale invenzione visiva ed emotiva, vincendo la scommessa di costruire un lungometraggio senza parole, perché delle parole non ha alcun bisogno.
In programma anche un classico del cinema muto espressionista, "
Giovanna D’Arco" del grande regista danese Carl Theodor Dreyer, un autore che non si finisce mai di riscoprire, sia per l’importanza dei temi trattati – la religiosità e la spiritualità come luoghi privilegiati di una continua ricerca della verità -, sia per il rigore della messa scena, la pittoricità delle immagini, l’eccezionale modernità di storie e personaggi che superano qualunque connotazione temporale nel loro saper rilanciare le eterne domande dell’esistenza umana.
Completano il calendario i film "
Oltre il guado" del regista friulano
Lorenzo Bianchini, piccolo capolavoro horror quasi privo di dialoghi ma carico di grande tensione emotiva; "
Journey to the West" di Tsai Ming Lang, dove la macchina da presa segue in silenzio il vagabondare di un monaco buddista per la città; "
Fiori dal monte degli Ulivi", ambientato in un convento russo ortodosso a Gerusalemme, il ritratto intenso e commovente di una monaca che ha deciso di votarsi al silenzio e alla vita spirituale; "
Il cavallo di Torino" diretto da Bèla Tarr, Orso d'argento al Festival di Berlino 2011, riesce a far perdere lo sguardo dello spettatore nella lentezza quasi ipnotica di un fluire del tempo dettato dall'occhio di un maestro dello stile di un rigore assoluto.
28/09/2014, 10:02