Note di regia di "Sarà un Paese"
Tra i venticinque e i trent’anni, due circostanze hanno modificato il mio sguardo sul nostro Paese: la nascita di tre fratellini mulatti che ridisegnavano rumorosamente e con allegria la mia vita da figlio unico, e le partenze, sempre più frequenti, dei miei amici più cari verso i paesi del nord Europa, dove avrebbero proseguito le loro carriere universitarie e le loro vite. Da una parte tre bambini che si affacciavano per la prima volta sull’Italia, cercando di impararne l’alfabeto e la geografia, dall’altra un gruppo di ragazzi delusi e amareggiati dalle prospettive di studio e di lavoro che si trasferivano, forse per sempre, altrove. Al centro, c’ero io: appassionato del mezzo cinematografico, curioso della realtà, incerto sul da farsi e disponibile a lunghi babysitteraggi pomeridiani e serali, spesso teatro di racconti, storie inventate e miti antichi…
Cosa raccontare dell’Italia a dei bambini? E d’altra parte, perché i miei amici se ne andavano?
Da queste domande nasce l’idea di Sarà un Paese. Un viaggio libero e spontaneo da fare con un bambino, per iniziare ad affrontare e raccogliere una manciata di temi che fossero una sorta di breviario, un compendio delle cose a mio avviso imprescindibili per divenire un Paese civile: il diritto al lavoro (possibilmente non precario e non rischioso per la propria vita); l’amore per la terra, il paesaggio e l’ambiente che ci ospita; il senso del limite; il valore del coraggio e il rispetto delle regole; l’apertura alla conoscenza e all’incontro di culture e credenze diverse; la Costituzione della Repubblica; gli esempi di Buon Governo…
Dopo che il Ministero dei Beni Culturali ha avallato questo nostro progetto, ha preso il via un lungo viaggio, cominciato scrivendo lettere alle persone che avrei voluto incontrare e terminato con il montaggio, fase in cui le quasi cento ore di girato sono state ridotte a poco più di settanta minuti. Tre anni di intenso lavoro, nel mezzo dei quali vi è un percorso umano, lavorativo e geografico lungo e profondo, vissuto con il piccolo Elia e con una troupe disponibile e instancabile. Abbiamo viaggiato per metterci in ascolto, per realizzare un piccolo film che potesse parlare direttamente ai bambini e ai ragazzi delle scuole, come punto di partenza per una prima esplorazione e riflessione sulla realtà. Proprio per questo, i tanti incontri che si susseguono durante il film, si intrecciano con visioni oniriche e astratte, come se la nuda realtà, per essere consapevolmente accolta da un bambino, non possa fare a meno di fondersi con il Mito, che è gioco, memoria, origine.
I più critici (e più esigenti) potrebbero pensare che gli argomenti trattati nel film siano troppi e, forse, non analizzati in maniera approfondita. Hanno ragione. Ci sono moltissimi documentari monografici molto utili per approfondire le singole tematiche che qui accarezziamo soltanto. Il mio intento era proprio questo: fare un volo d’uccello sull’Italia di oggi, un’esplorazione perlustrativa, una proposta parziale, imperfetta, che sia abbrivio per i bambini e i ragazzi per un cammino da proseguire oltre il film, ciascuno con la sua anima e le proprie gambe.
Sarà un Paese non parla di cose nuove ma prova a raccontarle in maniera inedita, attraverso lo sguardo di un bambino.
Nicola Campiotti