TORNERANNO I PRATI - L'inutilità della Guerra
È un bel documento sulla
Grande Guerra il nuovo film di
Ermanno Olmi, una testimonianza lucida e toccante di un momento preciso che rappresenta senza dubbi tutta l'assurdità della guerra in generale.
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Torneranno i Prati" è forse il film italiano più interessante visto in questo inizio di stagione, il punto di vista di un autore sempre capace di usare il cinema in modo professionale per dire la sua. Olmi, a 83 anni, non smette di mostrare le sue doti di osservatore mettendo in scena l'alienazione di una Compagnia isolata in trincea sulle alpi innevate. Il nemico è vicinissimo, non si riesce a vedere o a sentire ma c'è, pericoloso e invisibile nella notte illuminata dalla luna e dal riverbero della neve. L'assurdità di quella guerra di trincea, che costò la vita a oltre 15 milioni di persone tra militari e civili, è mostrata attraverso gli stenti fisici e morali della truppa e degli ufficiali, sempre in procinto di cadere come le foglie d'autunno.
Ermanno Olmi, con la co-regia di
Maurizio Zaccaro, sceglie di inquadrare tutto in modo statico; totali, primi piani e dettagli sono fissi come quel momento di tregua che prima o poi cesserà lasciando il posto alla morte.
Claudio Santamaria è un Maggiore che porta ordini dal comando. Ordini del tutto fuori luogo in quella situazione, capaci di destabilizzare gli animi e, come trasformandosi in fuoco amico, creare da soli altre vittime.
Malgrado qualche dialogo o monologo, come la lettera del tenentino interpretato da
Alessandro Sperduti, siano un po' troppo didascaliche ripetendo a parole quello che lo spettatore ha già visto e compreso, il film scorre nella sua drammaticità, colpendo nel modo giusto con gli angoscianti silenzi e le improvvise e destabilizzanti esplosioni ravvicinate delle bombe d'artiglieria.
Un film utile, da far vedere a chi, come i ragazzi, è più propenso non solo a dimenticare ma a fraintendere il significato della guerra e le vere conseguenze della stupidità umana.
03/11/2014, 14:39
Stefano Amadio