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TFF32 - "Abacuc", osservazione e ripetizione


TFF32 -
In un morbido bianco e nero "Abacuc" è un'esperienza sensoriale e temporale basata su osservazione e ripetizione, ambientata in spazi aperti tra natura, edifici e monumenti abbandonati.

Presentato dal regista, Luca Ferri, come "un film immobile e fotografico dove alla telecamera e alla narrazione non è più richiesto alcun movimento", questo viaggio silenzioso segue l'andamento lento - a tratti la staticità - del corpulento protagonista, Abacuc, che senza parole trascorre il suo tempo in attività solitarie in mezzo alla natura (pesca, passeggiate) oppure girovagando tra una vecchia stazione ferroviaria e un cimitero.

Il ritmo del montaggio (efficacemente sottolineato dalla colonna sonora) accelera solo risvegliato da alcune voci che parlano fuori scena. Sono voci ossessive, che si ripetono meccanicamente creando subito una sensazione di nonsense, ma giungendo infine a rappresentare le espressioni delle anime che in un vortice vogliono farsi ascoltare. E se parrebbe importante che l’umano sia lì ad ascoltarli, in realtà sarà sufficiente un suo bianco e immobile simulacro per dare vita alla scena.

In antitesi con l'Abacuc biblico, che chiede come mai gli ingiusti prosperino ottenendo come risposta di essere paziente e affidarsi alla giustizia divina, quello dei tempi moderni si isola dal mondo perché non c'è risposta rassicurante a una tale domanda e le uniche espressioni dell'aldilà sono solo cantilenanti affermazioni di sé.

25/11/2014, 12:00

Sara Galignano