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FdP 55 - "Leone, Mere et Fils": un'amore viscerale


FdP 55 -
Léone e Patrick sono madre e figlio. Lei è una donna esuberante, giunonica, che sembra uscita da un film di Fellini, anima e corpo di di vecchio bistrot della periferia parigina. Lui è un bambino vitale, legato alla madre da un amore viscerale, quasi indissolubile. Questa bellissima e piccola storia è raccontata nel documentario "Leone, Mere et Fils" (2014, 41’) di Lucile Chaufour, presentato in concorso alla cinquantacinquesima edizione del Festival dei Popoli.

Girato tutto in bianco e nero, il film raccoglie uno spazio temporale lungo dieci anni. Inizialmente Patrick è un bambino: viene ripreso con la madre nel bar e nella loro camera, dove è ambientato un lungo pianosequenza dove giocano spensierati a "fare gli innamorati". Danzano, scherzano, sono "complici", quasi non esistese un mondo lontano da quel luogo, che li legherà anche per gli anni a seguire. Da lì, la narrazione ci catapulta avanti, quando Patrick ha vent'anni. Il ragazzo sembra un "uccello in gabbia", il suo amore verso la madre è talmente grande e forte da non fargli "spiccare il volo". Non ha interesse per le ragazze, non ha voglia della propria autonomia. La sua vita è lì, accanto a questa donna "ingombrante" e docile, una madre "assoluta", giunonica "dea" dell'amore, ma anche padrona del destino del figlio.

"Leone, Mere et Fils" è un documentario che tocca nell'animo, con i giusti ritmi, senza sbavature, senza eccessi narrativi. Non c'è la ricerca della spettacolarità, non c'è quell'esuberanza stilistica che ritroviamo in molti autori nostrani, c'è soprattutto la storia e ci sono i protagonisti, inquadrati nella loro bellezza e semplicità...

04/12/2014, 08:00

Simone Pinchiorri