Prospero Bentivenga: "Sto preparando un documentario sull’Iliade"
“La mia passione per il cinema? È scoppiata agli inizi degli anni ottanta. Durante gli studi d’Antropologia all’Orientale di Napoli cominciai ad interessarmi di fotografia frequentando e osservando anche in camera oscura il lavoro di Antonio Biasiucci. Da lui imparai i rudimenti del mestiere, ma al contempo frequentavo i videomaker napoletani. Da qui si può dire che è iniziato il mio lavoro nel cinema che non ho più lasciato”.
A parlare è
Prospero Bentivenga, numero uno dei registi lucani, che vive e lavora nel capoluogo campano. Tre opere in particolare connotano la sua cinematografia:
L’a’ndenna (1992), documentario girato in sedici millimetri nel suo paese, Castelsaraceno, che riprende le fasi salienti di un antico rito arboreo in cui si avverte il respiro del cinema realistico di Vittorio De Seta e delle ricerche antropologiche e docu-filmiche del francese Jean Rouch (che selezionò il film nel suo festival a Parigi),
Prima (1994), un road movie lungo la Penisola che tiene sullo sfondo la tematica ambientalista (all’epoca ancora non molto sentita nel cinema italiano), e
World Napoli (2006), docu-film presentato al Festival di Venezia e Buenos Aires che anticipa il filone sul tema dell’immigrazione e apre una finestra sulle comunità di immigrati presenti nell’area partenopea.
In mezzo altri cortometraggi, documentari e tanto lavoro per il teatro accanto alla moglie Carmen Luongo, attrice-regista passionale e valente, passata pure per la scuola di uno dei guru della nostra avanguardia, Leo De Berardinis. Abbiamo incontrato
Prospero Bentivenga nella casa dei genitori a Castelsaraceno. “Quando torno in Basilicata - dichiara - è questo il mio buen retiro”.
Negli anni come è cambiato il tuo lavoro dietro la macchina da presa?
Dal punto di vista industriale ho vissuto in pieno gli sconvolgimenti tecnologici di questi anni, il passaggio dalla pellicola al digitale. Mentre utilizzavamo il montaggio in pellicola con Gianni Mazzotti alla Film Editor di Milano, negli stessi anni sempre con più frequenza utilizzavamo sale di montaggio a nastri magnetici da un pollice, Betacam, Bvu. Poi agli inizi degli anni ’90 fece capolino il digitale con i primi software Avid su computer Mac.
Le tue prime opere sono passate al Festival del Cinema Giovani di Torino (oggi Torino Film Festival)...
Da un punto di vista artistico era stimolante il Festival del Cinema Giovani di Torino, selezionò e promosse per quattro anni i miei primi cortometraggi. Devo molto a quella città. Ho poi vissuto a Milano per diversi anni, ma quel luogo frizzante e pieno d’incontri è rimasto con me. Poco dopo quel periodo Peppuccio Tornatore portò a casa un Oscar meritato e una scossa attraversò il panorama nazionale semiaddormentato. Adesso siamo nella situazione opposta.
Un tempo c'erano i maestri del cinema. Guardando i loro film si imparava, adesso il contesto è diverso, ci sono scuole un po' ovunque: che idea hai a riguardo?
Anch’ io e Carmen nel 1996 a Napoli abbiamo creato e poi diretto
Zéro de conduite, un luogo destinato allo studio ed alla formazione nel cinema e nel teatro. Grazie al sostegno dell’illuminato avvocato Gerardo Marotta e la collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la nostra scuola passava per la prima ed unica scuola di cinema da dopo Roma fino a Tunisi. Dopo Zéro de conduite sono nate altre scuole, ma va detto che una scuola di cinema è un momento elaborativo, invece il set rappresenta l’alta formazione. L’apprendistato sul campo ha sempre la meglio.
E del cinema italiano come quello di Sorrentino che viene premiato con l'Oscar che pensi?
Non ha dato la scossa di Tornatore, era prevedibile e tutto ben preparato. Spero possa ottenere consensi internazionali ora
Il capitale umano di Virzì, è un’istantanea fulminante sulla crisi di questi anni, uno sguardo attento di uno dei migliori registi italiani.
Credi che la rivoluzione digitale in corso nelle sale alzerà i numeri del pubblico pagante?
Dipenderà dalle politiche culturali che si attueranno.
Bisogna trovare il modo di inserire le sale nel meccanismo della formazione, dalle elementari alle università.
La sala sta attraversando un forte cambiamento e per sopravvivere deve cavalcare l’ambivalente possibilità di essere attiva e passiva. La tecnologia consente non solo di ricevere film e audiovisivi di ogni genere anche in diretta con tecnologia digitale, ma permette alla sala di trasmettere a sua volta contenuti audiovisivi. La fibra ottica, in corso d’installazione nella nostra regione è fondamentale in questo percorso, sarà l’autostrada del futuro.
Secondo te la Basilicata terra del cinema è solo un logo, uno slogan o ha la concretezza di un progetto più ampio?
La nostra è una regione stupenda e caleidoscopica. Mille scenari diversi e bassa densità abitativa. La Basilicata ha tutte le carte per partecipare attivamente alle prossime produzioni e poter ospitare troupe che scelgono i nostri territori pieni di storia e di cultura, oltre che di paesaggi e di abitanti d’indole pacifica e ospitale. Lo stimolo creato dalla nomina di MateraBasilicata19 servirà sicuramente a valorizzare quest’arte praticata poche volte in questa terra, ma sempre in maniera eccellente.
Che giudizio hai del lavoro svolto finora dalla lucana film commission?
La nascita di questa struttura è stata determinante. Va dato atto al lavoro di chi l’ha fatta nascere. Il direttore Paride Leporace e la fondazione hanno svolto un ottimo lavoro d’avvio e alla stessa politica, questa volta, va riconosciuto il plauso per il sostegno. Il bando per incentivare nuove produzioni avrà un impatto positivo, soprattutto in questo momento scarso di risorse, così come quello rivolto agli esercenti per la digitalizzazione delle sale. Venezia già da qualche anno ospita una seguita finestra della Lucana Film Commission durante le giornate della Mostra del Cinema. Bisognerà vedere se la Lfc avrà a disposizione risorse costanti. Inoltre, penso che dovrà sviluppare di più un rapporto d’ascolto, di valorizzazione delle proposte che arrivano da artisti, tecnici, esercenti, studiosi e operatori culturali della Basilicata. Insomma, va armonizzata la filiera locale ancora ai primi passi.
Quest'anno c'è stata molta attenzione per le celebrazioni del Vangelo di Pasolini, e meno per altre iniziative...
Si paga lo scotto di tanti anni persi senza la valorizzazione del cinema, manca una rete collaborativa fra le poche realtà esistenti in regione. A tutto questo bisognerà aggiungere l’individualismo e la discordia che regnano sovrani, non consentono uno scambio ed un coinvolgimento delle migliori menti di questa regione.
Come si può invertire il gusto dello spettatore, sempre più dopato dal trend della proposta televisiva?
Va costruito un pubblico consapevole di vivere sì un momento ludico, ma anche di grande arricchimento culturale. La scuola e l’università devono vivere le sale cinematografiche di mattina in maniera attiva, laboratoriale. Frequentare e rivitalizzare soprattutto le monosale ancora esistenti nei paesi e nelle città. Questi spazi rischiano di chiudere, proviamo a riportarli al centro di un progetto di rivalorizzazione.
Che idee hai su una eventuale legge sul cinema?
Sicuramente una legge di concordanza fra il cinema e la scuola.
La sala ha un insostituibile valore culturale e sociale. Qui non si tratta solo di vedere ma di uscire, incontrare e guardarsi negli occhi dopo un buon film goduto sacralmente in una piacevole sala piena di curiosi e intelligenti esseri umani che vivono con gli altri le emozioni e le trasmettono fra loro, senza chiudersi in casa, in solitarie scatole tecnologiche.
Adesso a che progetto stai lavorando?
Sto preparando un documentario sull’Iliade di Omero che ho già portato in scena qualche anno fa ad Ercolano. Un lavoro di ricerca sulla memoria del poema e sulla guerra. La Basilicata mi sembra sia il luogo ideale, ci sono importanti siti archeologici.
Non vedo l’ora di cominciare le riprese, sempre che Eris la dea della discordia venga tenuta lontana…
03/12/2014, 11:51
Mimmo Mastrangelo