SUDESTIVAL 2015 - Michele Suma e il cinema italiano
Michele Suma, direttore del Sudestival, racconta la sua voglia di sostenere il cinema italiano. Un percorso giunto quest'anno la XVI edizione.
"Cosa raccontare dopo ben 16 anni?
Forse raccontare di giovani che sono diventati adulti e di adulti che non sono cambiati,che ogni anno, con una pacata puntualità, non mancano all’appuntamento con il nostro “inverno cinematografico”, capace di far trascorrere velocemente le settimane che separano dal 21 marzo, l’equinozio di primavera.
Così, il progetto culturale del SUDESTIVAL, lontano dai red carpet, ma vicino al diritto dello spettatore di essere parte e partecipe del cinema, si appresta a ricreare la tradizionale e annuale connessione emotiva con il cinema italiano, con le sue storie, con i suoi autori".
"Intanto, al di là delle gratificanti affermazioni internazionali dei vertici autoriali, il cinema italiano gode di ottima salute. La sua capacità narrativa e il suo valore artistico sostengono un’ultima produzione di tutto rispetto, tra cui si introducono alcune prime prove decisamente apprezzabili e seconde e terze esperienze alla regia ribadenti qualità e sensibilità. È il caso di
Michele Alhaique, esordio “di genere” che riesce a dirigere bene attori notevoli, a creare un binomio eccellente con le musiche, ad ambientare il tutto su uno scenario in cui contenuto e forma coincidono meravigliosamente. E sorprende per i risultati anche il debutto di
Diego Bianchi “Zoro”, il cui eclettismo non è limite, ma avvincente utilizzazione di più stili, compreso il “gazebante” proprio. Montaggio, attori e ironia sono gli ingredienti di questa piacevole opera prima, godibile e di buon valore
estetico e contenutistico".
"La seconda opera di
Guendalina Zampagni conferma la sensibilità narrativa dell’autrice, non priva di una certa severità estetica e di una naturale penetrazione psicologica dei personaggi, senza disdegnare il ricorso al riso e alla brillantezza. Seconda opera è anche quella di
Edoardo De Angelis, un criminal movie capace di completare la narrazione di una Campania sì gomorriana, ma capace di riscatto.
Ivano De Matteo e
Francesco Munzi procedono spediti con la loro solidità narrativa, capaci di affrontare le prove più difficili di intensa combinazione tra storia e complessità psicologica dei personaggi. Sia le dinamiche familiari portate in scena dal primo, sia la rappresentazione
dei caratteri interiori dei protagonisti del “’ndrangheta movie” del secondo, sono
testimonianze di un’acquisita e solida capacità narrativa che fa bene alle sale del
cinema italiano".
"E anche sul fronte dell’invisibile documentario
Davide Ferrario non delude e regala la più grande ricostruzione cinematografica dell’idea di progresso novecentesca, utilizzando con saggezza documenti di repertorio e sapiente montaggio di essi. Ancor più audace il lavoro di
Leonardo Tiberi, alchemica combinazione tra materiali storici del LUCE e inserzioni di finzione, capaci di creare un interessante filo conduttore, dall’ottimo destino
pedagogico sul tema della guerra, la Prima Guerra Mondiale".
"Il
SUDESTIVAL, così, apparecchierà in sala per l’ora di cena il miglior cinema italiano, pronto per essere degustato da un accorto pubblico, capace di essere giuria popolare di ben due premi. E sì, perché il
Sudestival è del pubblico, di quello giovane, che assegna il prestigioso Premio D’Autore, e di quello adulto, che consegna al migliore regista un assegno della BCC di Monopoli, al miglior attore/attrice un lussuoso weekend in Puglia".
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Roberto Benigni ebbe a dire che “ il cinema è composto da due cose: uno schermo e delle sedie. Il segreto sta nel riempirle entrambe”. Bene, la manifestazione che ogni anno attira il migliore cinema italiano in Puglia, da sempre riesce a mantenere fede a tale impegno. Se una manifestazione ha qualche indicatore che possa misurare attendibilmente il proprio successo, crediamo che quello del pubblico, del numero degli spettatori in sala sia un parametro oggettivo. Di qui una certa delusione verso le istituzioni autorevoli, concentrate sui centri e deconcentrate verso le province, dove si gioca la più importante partita di emancipazione del territorio e delle nuove generazioni"
"Se il cinema è “il nastro dei sogni” (Orson Welles), proprio perché i sogni sono capaci di dare forma alla realtà, non accompagnare amministrativamente lo sviluppo di alcune manifestazioni, quali il Sudestival, significa arrendersi alla vita modellizzata dalla TV.
E già, lo affermava Woody Allen: “È assolutamente evidente che l’arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla tv”.
Michele Suma – direttore artistico SUDESTIVAL
22/01/2015, 16:36
Maria Di Lauro