Note di regia de "La notte dei rom"
«Mi sono avvicinato al mondo degli zingari e alla loro storia con rispetto ed in punta di piedi. Sono entrato dentro le loro comunità, da quelle dei campi nomadi di Torino fino ai villaggi più lontani della Slovacchia e della Polonia, dove ho incontrato vecchi, donne, uomini e bambini che mi hanno parlato di tutto e di niente; mi hanno accolto, a volte, con gioia e grande ospitalità; altre volte, cacciato con rabbia e diffidenza … Il racconto sui Rom e sullo sterminio subito da questo popolo durante il nazismo si sono incrociati con volti, canzoni, villaggi, scorci di vita, attuali e senza tempo; espressioni di una cultura Romani sconosciuta e stupefacente che stravolge i nostri riferimenti spazio-temporali. Nomadi, gitani, senza una documentazione storica attendibile, come potevo io raccontarli? Come non cadere anch'io nella trappola di codici narrativi stereotipati che non fanno parte della loro vita e che assolutamente non li rappresentano? E' nata così l'idea del Viaggio, da cui poi ha preso vita il film. E in questo modo, tante umanità mi hanno accolto e, alla fine, si sono fatte conoscere da me con misteriosa semplicità. Il Viaggio, quindi, ha rappresentato un percorso nella Memoria che dal presente mi ha portato nel passato, verso quella tragedia dimenticata, laggiù nell'inferno di Auschwitz-Birkenau: in quell'inferno dove tutti noi saremo inesorabilmente condannati se prevarrà, nel nostro tempo, l'estraneità fra le culture e fra i popoli»
(Maurizio Orlandi)