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BFM33 - "Pixadores", il documentario diventa manifesto


Il documentario del regista iraniano Amir Escandari nella sezione "Visti da Vicino"


BFM33 -
"Pixadores"
Letteralmente “inquadrato” (nell’accezione di “inquadratura” cercata e ricercata) in un bellissimo bianco e nero (che è più un grigio penetrato da rari tratti di colore) Pixadores è un documentario che diventa manifesto.

Il regista iraniano Amir Escandari segue le azioni di un collettivo di writers che pratica la “pixação” - una forma controversa di arte di strada emersa negli anni Ottanta a San Paolo del Brasile - dalle loro strade fino alla partecipazione alla Biennale di Berlino nel 2012.

“Il mio nome è l’unica cosa che mi appartiene: perché non devo dipingerlo su un muro?”: è questo il sentimento che muove i quattro protagonisti, insieme alla spinta forte contro l’ingiustizia (“quando non c’è giustizia ci sarà sempre insoddisfazione e un muro pixação è un segno di insoddisfazione”) che ne fa dei ribelli.

Riprendendoli durante i loro “raid” notturni, Escandari testimonia di incredibili scalate sui muri più impervi per lasciare un segno distintivo e dichiarare la loro protesta, ma dà anche voce ai loro pensieri e rappresentazione alle loro esistenze, cogliendoli nella vita quotidiana tra lavoro, vagabondaggio e famiglia.

In Brasile i pixadores non sono certamente amati e la loro azione è ritenuta puro vandalismo (“l’essenza del pixação è il rifiuto da parte della società” ammettono tra il fiero e l’amaro) ma c’è un momento nella loro storia che imprime una svolta al percorso di marginalità mettendoli sotto i riflettori: l’invito alla Biennale di Berlino.

Ed è proprio durante una delle massime vetrine dell’arte mondiale (Arte futile? Arte utile? Arte pretesto? Arte verità?) che il documentario riesce ad accrescere il loro valore mettendone in luce una consapevolezza di sé quasi inaspettata: invitati a disegnare su muri appositamente predisposti per dare il loro contributo a un’opera comunitaria di street artiists internazionali, si arrampicano fuori dallo spazio delimitato iniziando a scrivere sulle pareti dove “non è consentito”. Alle (scontate) rimostranze degli organizzatori ecco la vita che si scontra con l’arte: “ci avete invitati, ci avete voluti, ma questo è pixação: trasgressione!” Quale manifesto più lucido potevano lasciare come testimonianza?

11/03/2015, 11:00

Sara Galignano