TEMPO INSTABILE CON PROBABILI SCHIARITE
Marco Pontecorvo torna alla regia con
Tempo instabile con probabili schiarite e la consueta attenzione ai temi sociali.
A cambiare è il tono della vicenda: lì, nel dramma dei ragazzini di strada non c’era spazio per la leggerezza che invece si addice a questa vicenda ambientata in Italia, nella provincia di Pesaro, dove il paesino di Sant’Ugo combatte la crisi come può con ritmi a misura d’uomo e valori condivisi.
Film d’apertura del
Bif&st racconta di una comunità piccola che tende a fare rete per sostenersi. Come nel caso della cooperativa che confeziona divani e poltrone, vero teatro della vicenda, in cui
Lillo Petrolo e Luca Zingaretti stringono la cinghia pur di non licenziare nessuno nonostante gli ordini dei sofà scarseggino. Una sera, mentre provano ad occultare dei barili per risparmiare sullo smaltimento, scoprono per caso nel terreno antistante lo stabilimento un giacimento di petrolio. In pochi giorni l’intero paese subisce uno sconvolgimento: l’oro nero potrebbe essere la risposta a tutti i problemi e creare ricchezza per la comunità, ma la mancanza di capitali per avviare i sopralluoghi crea fratture in rapporti lunghi decenni.
E quando arriva il mago del petrolio, l’ingegnere italo americano
John Turturro, invidie e malumori si scatenano spaccando la cittadinanza tra quelli pro e quelli contro il petrolio. Nel mezzo rimangono schiacciati la commercialista dello stabilimento, una
Carolina Crescentini in versione secchiona, e il figlio di Lillo,
Andrea Arcangeli fumettista in erba con la passione per i manga, occupato a disegnare un albo che è anche il modo in cui sfoga lo scontro generazionale col padre. Un albo manga che anche gli spettatori osservano fin dall’inizio del film.
Sebbene realizzati da uno studio che non ha bisogno di presentazioni nell’animazione, la
Graphilm di Maurizio Forestieri, gli inserti cartoon sono la cosa meno riuscita del film: ridondanti e didascalici. Forse un uso del voice over durante la realizzazione di tavole e schizzi avrebbe stonato meno in questa piccola vicenda che prova in tutti i modi (per lo più con location e accento insegnato agli attori) a ricercare un senso di autenticità, di lieta novella di provincia, ma si scontra spesso con limiti tecnici probabilmente imposti dal budget. Toni e chiavi di lettura di una vicenda sull’uomo e sulla sua difficoltà di vivere – come ha ribadito in conferenza stampa il regista – sembrano in più di un’occasione quelli per il piccolo e non per il grande schermo.
24/03/2015, 17:16
Valentina Neri