LA DOLCE ARTE DI ESISTERE - Com'è difficile affrontare la vita
Chi non ha conosciuto una persona invisibile? Quel compagno di classe che non parlava mai, che non giocava con gli altri che, piuttosto che aver a che fare con i compagni, preferiva scomparire. "
La dolce Arte di esistere" è la storia di due persone così, capaci di essere assenti, anche visivamente, in ogni occasione di disagio.
Con grande ironia e molte occasioni di risata,
Pietro Reggiani costruisce il suo secondo film da regista dopo, e a oltre 10 anni di distanza, da "
L'estate di Mio Fratello". Senza troppo spingere sull'acceleratore, il regista struttura sin dall'inizio il film come un'inchiesta o un documentario sociale, con la voce narrante che introduce e commenta le vicende dei due personaggi principali, Roberta e Massimo.
Accomunati da un'infanzia apparentemente felice ma negativamente manipolata dagli interventi dei genitori, Roberta e Massimo sviluppano un particolare carattere remissivo; l'uno completamente a disagio in mezzo al prossimo, l'altra che si spegne lentamente se non ottiene la giusta attenzione dalle persone intorno. La soluzione al disagio è per entrambi scomparire. Quando si incontrano, nella scena più esilarante del film, i due reagiscono scomparendo alternativamente: se lei guarda lui, lui scompare, se lui scompare lei non si sente osservata e scompare a sua volta facendo riapparire lui, libero dallo sguardo di lei. E così via finché Roberta capisce che anche non riesce a vederlo lo sguardo di Massimo su di lei c'è, e questo basta a stabilizzare la situazione.
La storia è forse un po' troppo concentrate sulla coppia e non ci sarebbe stato male un coinvolgimento dei personaggi collaterali, magari sviluppando e incrociando il racconto di altre patologie psicologiche molto diffuse e possibili spunti per arricchire la divertente trama.
Nel cast, ottime interpretazioni di
Francesca Golia (Roberta) e
Pierpaolo Spollon (Massimo), ma da notare anche l'apparizione di
Anita Kravos, madre di Roberta e la sua amica Cecilia
Anna Ferraioli Ravel. La voce narrante di
Carlo Valli ha lo stile giusto del documentario scientifico e didattico capace di accompagnare la storia e far scattare gag e battute.
03/04/2015, 09:12
Stefano Amadio