VENEZIA 72 - "I sogni del lago salato" e quelli dell'Italia che fu
Il futuro che ci mostra il sogno non è quello che accadrà, ma quello che vorremmo accadesse. La mente popolare si comporta qui come fa generalmente, crede in ciò che desidera. Così nel suo "Il Sogno e Scritti su ipnosi e suggestone", Sigmund Freud tenta di spiegare in breve quel misterioso filo che lega la sfera dell'onirico all'attesa di quel che sarà.
E proprio la speranza verso un futuro migliore mista al sogno di riscatto, sta toccando la popolazione kazaka al centro del bel documentario di Andrea Segre "
I sogni del lago salato".
Come avvenne negli anni del boom economico in Italia, il Kazakistan è ora protagonista di un momento di assoluto sviluppo, grazie agli investimenti di multinazionali nel campo dell'estrazione di petrolio e gas, in cui rientra in gran parte anche l'ENI.
Per raccontare la reazione di una popolazione che vede piovere sulla propria testa nuovi posti di lavoro e ricchezza, il regista mescola immagini di repertorio degli archivi ENI e della propria famiglia, arrivando a mixare audio di vecchie interviste con immagini del Kazakistan di oggi e riuscendo a creare un effetto straniante ma assolutamente convincente.
A guidare lo spettatore in un viaggio in cui lo spazio e il tempo mutano continuamente, in un gioco di memorie del passato e più fresche testimonianze, è la voce dello stesso Segre, fortemente presente nel racconto, puntuale ma mai invadente.
Effetto collaterale del massiccio sviluppo è, come al solito, quel mostruoso fenomeno chiamato consumismo, che oggi tocca Aktau e Astana, ma che ieri toccò le famiglie dello Stivale, ogni sera sedotte da un Carosello che generava sempre nuovi bisogni e necessità, per poi invitarti ad andare a letto. Così che poi potessi cominciare a sognare una nuova vita. Quello che accade oggi sul grande Lago Salato.
14/09/2015, 12:03
Antonio Capellupo