FESTA CINEMA ROMA - "Jeeg Robot d'Acciaio"
Viene da
Tor Bella Monaca il supereroe di casa nostra. E i suoi poteri li trova nel Tevere, tra i sorci e i bidoni abbandonati. È lì che comincia l'avventura di Enzetto, ladruncolo di "torbella" che in una delle sue scorribande nel centro di Roma a caccia di qualcosa da "strappare" viene inseguito da due poliziotti e finisce per trovare quello che non ha mai avuto: la forza e un cuore.
Tra i palazzoni mezzi scrostati, gli spacciatori e i camorristi che fanno da boss a distanza, il film di
Gabriele Mainetti si sviluppa senza soste su una sceneggiatura ben scritta e articolata da
Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni a.s.a. Menotti. Con la giusta ironia e i debiti colpi di scena la vicenda si snoda tra azione e sentimenti che lentamente tornano a farsi sentire nel protagonista, sentimenti perduti grazie agli anni, crudi e spietati, vissuti nella borgata romana.
Claudio Santamaria è Enzo, un Ghost Dog della Casilina, ma senza alcun pregio o dote particolare se non quello di non far male a nessuno. Ha la faccia stanca e un po' imbranata di chi ha esagerato con la solitudine e i video porno, una faccia perfetta che non riesce a cambiare neanche quando diventa
Jeeg Robot d'Acciaio, il supereroe che prima di occuparsi, come di consueto, dei più deboli, pensa bene di rapinare un bancomat e un furgone portavalori.
Altro personaggio cattivissimo per
Luca Marinelli; dopo "
Non essere Cattivo", qui è un capetto di una banda un po' sclacinata, ma a differenza del delinquente di Ostia ha aspirazioni da criminale d'alto rango che trova nel supereroe, ormai idolo delle masse grazie ai video delle sue azioni viste da milioni su Youtube, le motivazioni per fare il salto di qualità.
"
Lo chiamavano Jeeg Robot" è un film appassionato e divertente che trasferisce, senza scimmiottarli ma anzi arricchendoli di un'ironia dal sapore di "Monnezza", tutti i caratteri del blockbuster supereroico made in USA.
INTERVISTA VIDEO CON GABRIELE MAINETTI17/10/2015, 11:54
Stefano Amadio