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LUCCA COMICS & GAMES - Intervista a Simone Bianchi


L'autore lucchese ha disegnato un albo per la saga ufficiale di Star Wars e una variant cover, che George Lucas ha voluto acquistare per la sua collezione.


LUCCA COMICS & GAMES - Intervista a Simone Bianchi
Poter disegnare per la serie a fumetti ufficiale della saga cinematografica più importante della storia del cinema è già un privilegio. Ma veder acquistare il proprio lavoro da George Lucas è qualcosa che va oltre ogni più rosea aspettativa per qualunque autore. Simone Bianchi, da anni riconosciuto fumettista per la Marvel, ha avuto l'onore di disegnare un albo della nuova serie dedicata a Star Wars e una variant cover del numero uno, tutte tavole finite nella collezione privata della LucasFilm. Bianchi ci ha raccontato la genesi della collaborazione con l'universo di Star Wars.

Hai avuto il privilegio di disegnare un albo a fumetti per una saga che ha segnato la storia. Ci racconti il tuo viaggio da Lucca alla "Galassia lontana lontana"?
Dopo che “mamma” Disney ha comprato sia la Marvel che la Lucas, la Marvel ha riacquistato i diritti per stampare i fumetti di Star Wars che fino a tre o quattro anni fa erano della Dark Horse. Personalmente sono cresciuto a pane e Marvel, ma per quanto riguarda Star Wars confesso che la prima trilogia mi è piaciuta, ma non ho mai avuto quella venerazione quasi sessuale che molti nutrono e che a volte trovo un po esagerata. Detto questo quando mi hanno proposto di disegnare Star Wars, mi sono reso conto che era l'unico fumetto che negli Stati Uniti aveva venduto più di un milione di copie e ho subito realizzato il livello di visibilità che mi avrebbe dato. E' un universo che mi piaceva esplorare e la cosa che mi ha attratto di più è stato il fatto che lo sceneggiatore della storia fosse Jason Aaron con cui avevo lavorato per Thanos Rising e che è uno dei miei scrittori preferiti, oltre che un amico. Le pagine non erano incentrate su tutti i personaggi che conosciamo, ma solo su Obi-Wan, un personaggio bellissimo e forse in assoluto quello che disegno più volentieri. Questa commissione mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di un po più europeo, per certi versi alla Moebius, che ovviamente per me è un dio in terra. Così ho disegnato sotto il controllo della LucasFilm, che è una cosa abbastanza claustrofobica, abituato alla Marvel per cui invece tutto va bene. Probabilmente la realtà giusta è la Bonelli, che trova un equilibrio tra l'asfissiante e la libertà massima.

E poi un giorno arriva una richiesta da George Lucas che vuole acquistare la tua originale variant cover del numero uno che ritrae Darth Vader...
Non solo la variant cover, ma anche tutte le venti pagine della storia le ha comprate George Lucas, che oltre ad essere un maestro del cinema è anche un grandissimo collezionista d'arte. So per sentito dire che ha una collezione enorme soprattutto relativa al secolo scorso e quindi mi sono molto emozionato. Non ho parlato direttamente con lui, ma mia sorella che mi fa da agente ha parlato con uno dei suoi agenti che si occupa specificamente di acquistare originali, dipinti e illustrazioni. Lucas è uno di quegli autori che ha contribuito a costruire l'immaginario della mia generazione e la mattina che abbiamo scoperto che voleva acquistare tutta la storia è stato straordinario.

Sei uno degli autori più importanti del mondo Marvel oltre che un grande amante di cinema. Dopo "Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores, arriverà in sala "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti. Come vedi questo nuovo connubio tra il cinema italiano e i supereroi?
Rispondo quotando l'altro grande idolo e collezionista Steven Spielberg che poco tempo fa ha detto di stare attenti perché questo trand dei supereroi a cinema gli ricorda quello che successe negli anni '60 con il western. Sono generi che fisiologicamente si sgonfiano. Io da qui a dieci anni vedo assolutamente uno sfruttamento del genere da parte delle major alla grande, ma dopo non ci scommetterei che da qui a vent'anni staremo a parlare del nuovo “Avengers”. In Italia i mezzi non sono quelli americani, ma pur dicendo una banalità, penso che la qualità non si compra. E' vero che il costo di tutto “Il ragazzo invisibile” costa quanto un minuto di “Avengers”, ma è più interessante cogliere in un film l'intelligenza di scrittura e una regia speciale come può essere quella di un premio Oscar come Salvatores.

Sei al Lucca Comics & Games con un volume che celebra i primi dieci anni di carriera. Dieci anni è un compleanno importante, ma da grande Simone Bianchi che vuole fare?
Confesso che da qui a un tot di anni mi piacerebbe lavorare la terra e mia sorella infatti è disperata per questa mia idea. Si arriverà tutti ad uno sgonfiamento della carica creativa, è fisiologico. In futuro mi piacerebbe molto lavorare a cinema come concept artist perchè sono convinto che mi rimetterebbe in moto dei processi creativi che facendo tanti fumetti un po sono assopiti. Mi piacerebbe poi lavorare con le gallerie e quindi la “fine art”, perché ti da una libertà assoluta, ma soprattutto mi piacerebbe fare un po di tv. Uno dei miei sogni sarebbe quello di riuscire a trovare la chiave giusta per parlare del mio lavoro in video che è qualcosa di estremamente difficile. Fatto tutto questo a quel punto voglio andare in campagna e lavorare la terra!

31/10/2015, 16:26

Antonio Capellupo