TFF33 - Le opere della sezione "Onde"
AQUI, EM LISBOA di Denis Côté, Dominga Sotomayor, Gabriel Abrantes e Marie Losier (Portogallo, 2015, DCP, 88’)
Quattro Lisbon stories per i dieci anni del festival IndieLisboa: un’attrice cilena lost in translation nella saudade di un pescatore di Almada (Sotomayor); una jam session tra lingue e jazz sui percorsi di due guide turistiche (Côté); il grande regista tedesco “Herner Werzog” racconta nel suo show TV il test di una macchina per osservare i sogni (Abrantes); le visioni oniriche da sartoria di Fernando Santos, ovvero Deborah Kristal, celebre drag queen delle notti di Lisbona (Losier).
BALIKBAYAN #1 - MEMORIES OF OVERDEVELOPMENT REDUX III di Kidlat Tahimik (Filippine, 2015, DCP, 146’)
Memorie dalla circumnavigazione del globo, tra Magellano e il suo schiavo Enrique, forse il vero primo uomo a compiere l’impresa. Un immaginifico diario di viaggio, scritto con senno avventuroso e ricerca dell’identità da Kidlat Tahimik, maestro del nuovo cinema filippino (vedi Lav Diaz e Raya Martin). Un progetto coltivato per più di trent’anni da un filmmaker caro a Coppola e Herzog.
DES PROVINCES LOINTAINES di Stefano Canapa e Catherine Libert (Italia/Francia, 2015, DCP, 84’)
Dopo Les champs brûlants (Premio speciale della giuria Italiana.Doc 2010), il secondo capitolo del progetto di Libert & Canapa sul cinema italiano resistente è dedicato alla falange torinese, con Tonino De Bernardi e Alberto Momo colti in un percorso immaginifico di visioni, riflessioni, sguardi sulle loro vite e i loro lavori. Enrico Ghezzi fa da guida e, intanto, altre resistenze vengono filmate in Val di Susa.
DREAM LAND di Steve Chen (USA/Cambogia, 2015, DCP, 90’)
In una moderna Phnom Penh, l’agente immobiliare Lida sogna per sé e il fidanzato un futuro felice nei lussuosi appartamenti che fa visitare ai clienti. Ma la ragazza non ha memoria e confonde i propri ricordi con quelli, perduti nel tempo, della sua terra. Un melodramma sospeso sul vuoto di una Cambogia contemporanea, tra futuro già globalizzato e presente invaso dalla cultura pop.
FAIRE LA PAROLE di Eugène Green (Francia, 2015, DCP, 116’)
Cosa vuol dire, oggi, essere diversi, altri, incomprensibili? E come provare, oggi, a fare la rivoluzione, non con le armi, ma con una lingua e i suoi suoni? Da sempre legato alla forza della parola, Eugène Green torna al Festival (dopo la retrospettiva del 2011 e La sapienza) con un doc girato nei Paesi Baschi, su quattro ragazzi francesi e sul loro legame con la lingua e la cultura basca.
HETEROPHOBIA di Goyo Anchou (Argentina, 2015, DCP, 63’)
Tormento ed estasi di Mariano, giovane gay di Buenos Aires, sospeso tra l’amore per un amico che abusa di lui, la rivolta a un mondo per “veri maschi” e la ricerca dell’amore sincero... Un saggio lisergico e cinefilo, tra identità sociale e dell’immaginario, che tiene insieme teorie della rivoluzione e cultura queer, José Mojica Marins e Cinéma Nôvo, muto italiano, Cabiria e unplugged su YouTube.
A MORNING LIGHT di Ian Clark (USA, 2015, DCP, 82’)
Una coppia campeggia nei boschi dell’Oregon. Due vicini dall’aria minacciosa si lamentano del cane, ma forse non sono loro la presenza più inquietante. L’indipendente americano Ian Clark (uno di quelli segnalati da Filmmaker Magazine, come già Josephine Decker) esordisce con un film sensoriale e misterico, catturato in un mondo su cui incombe qualcosa di insondabile e alieno. Interpreta Zach Weintraub.
NACIMIENTO di Martin Mejía Rugeles (Colombia, 2015, DCP, 82’)
Un villaggio nella foresta colombiana, una ragazza incinta, la madre e il fratello che si preparano alla nascita, uomini e donne prigionieri di una natura bellissima e indifferente. Film impressionista, fatto di attese e di piccole azioni, in ascolto dell’acqua, della terra e del corpo, con la meraviglia quasi dimenticata del 16mm che dà alle immagini e ai colori una luminosità tangibile.
NOSOTRAS. ELLAS di Julia Pesce (Argentina, 2015, DCP, 65’)
Una vecchia casa di famiglia, il caldo, l'estate: zie, madri, figlie, nipoti e sorelle. Solo donne, riunite al capezzale della vecchia madre morente. Poi la luce si fa largo, aprendo la casa a nuovi e inattesi arrivi. Julia Pesce racconta con intimità e vicinanza fisica il suo “gruppo di famiglia in un interno”: viene in mente La ciénaga, ma lo stile rivela una cineasta dal talento personale.
POMPEI ETERNAL EMOTION di Pappi Corsicato (Italia, 2015, DCP, 10’)
Fermo immagine su Pompei, set eterno per un presente raggelato nelle pose da turisti di una umanità in vacanza. Tra motion ed emotion, Pappi Corsicato reinventa l'astrazione del tempo degli scavi nella visione affascinata della loro eternità.
RAK TI KHON KAEN / CEMETERY OF SPLENDOUR di Apichatpong Weerasethakul (Thailandia/UK/Francia, 2015, DCP, 122’)
In un ospedale allestito in una ex scuola, un plotone di soldati giace sospeso nel sonno per una misteriosa malattia. Una signora si affeziona a uno di loro e si avvicina a una medium, che parla coi fantasmi del posto. Tra passato e presente, antica meraviglia e moderna decadenza, Apichatpong Weerasethakul dischiude il nostro sguardo su un mondo magico, elaborato sull'incanto del nulla.
UNA SOCIETÀ DI SERVIZI di Luca Ferri (Italia, 2015, DCP, 35’)
Silenzio e figure sugli affollati padiglioni del Forum Internazionale di Tokyo: sguardo d’ambiente per uno studio delle umanistiche geometrie di un mondo che sta tra Tati e Ozu. Dopo il Super8 di Abacuc, Luca Ferri trova in Giappone il colore e il digitale: limpido, lirico e anche commovente.
STAND BY FOR TAPE BACK-UP di Ross Sutherland (UK, 2015, DCP, 63’)
La vita, i ricordi e una vecchia Vhs, trovata alla morte del nonno, nelle cui immagini l’autore ripassa la propria esistenza. Un catodico viaggio emotivo tra Ghostbusters e Il Mago di Oz, Michael Jackson e i Pink Floyd, Lo squalo e spot vari, sorretto dall’eloquio fluviale (con punte rap) del poeta, drammaturgo e filmmaker scozzese Ross Sutherland.
SYMPTOMA di Angelos Frantzis (Grecia, 2015, DCP, 87’)
Un’isola selvaggia. Una creatura misteriosa, vestita di pelle e con una maschera da coniglio. Una popolazione terrorizzata e una donna che forse può salvarla. O forse trovare nell’orrore lo specchio delle proprie colpe. Dopo Into the Woods (2010), Frantzis torna a Onde con un film cupo e concettuale, tra Lynch e mélo familiare, che legge in controluce il destino della Grecia contemporanea.
A VIDA E ESTRANHA di Mossa Bildner e Glauber Rocha (Brasile, 2015, DCP, 39’)
Essaouira, 1974: Glauber Rocha e la sua compagna Mossa Bildner sono in viaggio nel Marocco. La cinepresa 8mm filma schegge maghrebine di Cinéma Nôvo, tra vita del posto e vagheggiamenti di turisti: un salone di barbiere, una via del centro, un viottolo popolare, il terminal dei bus. Un Rocha inedito, che riemerge a più di 40 anni di distanza.
ONDE - ArtRum
HUMAN MASK di Pierre Huyghe (Francia, 2014, DCP, 19’)
SERVITUDES - FILM 7 di Jesper Just (Danimarca, 2015, file, 9’)
PULHEIM JAM SESSION di Joanna Billing (UK, 2015, file, 23’)
TEHRAN-GELES di Arash Nassiri (Francia, 2014, DCP, 18’)
CHOQUE di Sophia Al Maria (USA, 2014, file, 5’)
CUTAWAYS di Agnieszka Kurant (USA, 2014, file, 24’)
Dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, una selezione di cortometraggi firmati da artisti contemporanei. Sei sguardi su spazi, forme e figure della realtà e dell’immaginario: Agnieszka Kurant rimesta tra gli scarti hollywoodiani (Cutaways); Pierre Huyghe introietta le macerie di Fukushima nella maschera di una scimmia cameriere (Human Mask); Jesper Just contempla l’armonia di una mano meccanica (Servitudes - Film 7); Joanna Billing orchestra l’attesa in un ingorgo (Pulheim Jam Session); Arash Nassiri osserva Teheran attraverso Los Angeles (Tehrangeles) e Sophia Al Maria intreccia Qatar e Buenos Aires sull’onda della FIFA World Cup (Choque).
14/11/2015, 10:10