FUOCOAMMARE - Cinemaitaliano intervista Gianfranco Rosi
Come il Grande raccordo Anulare era protagonista, ma anche solo il pretesto per il racconto di
Sacro Gra, Lampedusa è il centro di "
Fuocoammare", il nuovo documentario di
Gianfranco Rosi, ma soprattutto è lo spunto per mettere a confronto due mondi vicinissimi che non si incontrano mai.
I profughi, arrivati a migliaia negli ultimi anni, continuano a percorrere quel breve (70 miglia marine) e pericoloso tratto di mare tra l'Africa e l'Europa alla ricerca di una vita migliore, anche se nell'ultimo periodo le rotte delle migrazioni dai paesi del sud del mondo si sono trasferite più a oriente. Chi vive a Lampedusa invece, con il cuore ormai indurito di chi ne ha viste troppe, continua ad andare avanti nella normalità e, a parte rari casi istituzionali, non ha a che fare con gli sbarchi e con i profughi.
Gianfranco Rosi guarda al futuro di entrambi, seguendo un ragazzino lampedusano di 11 anni che vive la sua normalissima infanzia tra giochi, studio e tanta voglia di sapere cos'è la vita, e mostrando chi, dopo travagli inenarrabili, è riuscito tra lacrime e sofferenze a raggiungere una porto sicuro, almeno al riparo dalla violenza e dalla fame da cui fugge.
Forse un po' lungo e statico nella parte del racconto della vita dei Lampedusani, il documentario di Rosi non ha un solo frame di troppo nella parte dei salvataggi e degli arrivi dei migranti. La cronaca, con immagini e audio dal vivo supera la quotidianità un po' come se le vite più travagliate attirino un'attenzione che il cosiddetto benessere tende ad allontanare.
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Fuocoammare" è un film che andrebbe fatto vedere a chiunque, con l'agonia e la morte vissute direttamente dal regista che con le sue immagini invita, anzi impone una riflessione decisiva.
17/02/2016, 08:32
Stefano Amadio