USTICA - Il cinema ci avvicinerà alla verità?
Renzo Martinelli vuole indagare. I tanti misteri della nostra storia sono stati e sarebbero lo sfondo ideale di mille film di spionaggio, di intrighi internazionali, di guerre fredde, di traffici illeciti, di personaggi dai mille volti. In più, oltre a tutto, avrebbero una base di tragico realismo che pochi altri paesi possono vantare. Storie assurde e drammatiche di vite spezzate in nome della ragion di Stato, della paura del comunismo, dell'esigenza di evitare lo sbando, di ipotetici interessi nazionali e di sicuri e certi interessi privati.
Indagare tra tutti questi casi insoluti o comunque ancora pieni di non risposte, è un'esigenza di molti autori cinematografici che andando semplicemente a guardare la realtà dei fatti, cercano di buttare lì qualche ipotesi, di rispondere a domande, o semplicemente di non far dimenticare.
La strage di Ustica è un caso che rimarrà per sempre aperto, oltre ogni nuova ipotesi, processo e giudizio, come una ferita che un paese come l'Italia, vittima delle potenze internazionali, deve tenersi sempre aperta per evitare di essere terreno di caccia e di prepotenza.
Renzo Martinelli scrive e dirige però senza andare troppo oltre la voglia di far luce sul caso, con interessanti novità processuali e investigative annacquate dall'intenzione di mostrare l'umanità nella tragedia. Dal commento del colpevole pilota libico, a quello dei piloti americani, fino ai parenti delle vittime o ai testimoni più o meno casuali traspare questa esigenza di personalizzare il dramma, tanto cara alla fiction televisiva, che se non è ben scritta e interpretata, rischia di rimanere una improbabile soap che mette in secondo piano l'aspetto, più interessante, della cronaca, mandando in malora i tre anni di interessanti ricerche svolte dal regista e dai suoi collaboratori.
Anche se qualche ipotesi nuova c'è, questa viene messa in dubbio, agli occhi dello spettatore, di fronte alle opinioni e ai fatti troppo personali dei personaggi coinvolti. Le verità oggettive diventano soggettive; sentimenti e intrecci, tagliati grossolanamente, invece che creare empatia, amalgamano tutto in modo troppo casareccio.
25/03/2016, 18:01
Stefano Amadio