CANNES 69 - "Café Society" di Woody Allen conquista Cannes
Nella lista dei 16 motivi per essere presenti a Cannes quest’anno, un quotidiano francese, elencava anche
Café Society di Woody Allen. Non aveva torto. L’ultimo lungometraggio del maestro di Manhattan vale veramente la pena di essere visto. Woody è venuto per la 15a volta sulla Croisette e ha saputo ancora interessare, stupire e divertire.
Café Society, che ha avuto l’onore di inaugurare la 69° edizione del Festival di Cannes è, in un certo senso, la “summa” della cinematografia di Woody Allen, con il suo umorismo, i suoi “filosofeggiamenti”, i suoi tic e le sue battute spassose e fulminanti che hanno reso i suoi film unici. Quello di
Café Society è un Woody Allen meno ”pensatore”, più spensierato e al tempo stesso il nostalgico narratore di storie d’amore e di luoghi amati. La lunga vicenda, romantica e realista al tempo stesso, tra Bobby (
Jesse Eisenberg) e Vonnie (
Kristen Stewart), due giovani e intraprendenti principianti che aspirano a far carriera ad Hollywood, creata dalla regia perfetta dell’inossidabile Woody Allen che si avvale di un cast eccellente da Kristen Stewart, a
Blake Lively a Jeannie Berlin, sublimata dalle luci di
Vittorio Storaro, e resa più avvincente da una colonna sonora da sogno, ha incantato i media nella proiezione stampa e ammaliato e divertito gli spettatori del Théâtre Lumière nella serata inaugurale. Se
Irrational Man era piaciuto per la razionalità del soggetto e l’intrigo da giallo saggiamente dosato,
Café Society, rinarra quasi tutte le opere del regista di
Midnight in Paris, in chiave di leggerezza narrativa e di analisi più accurata dei sentimenti dei suoi personaggi. E’ un film corale che da spazio e spessore anche ai personaggi secondari.
La famiglia di Bobby è fondamentalmente divertente e sconcertante. Il padre è in collera perpetua per il silenzio di Dio, che non risponde alle sue lamentele. La madre invece infioretta i dialoghi con la sua saggezza popolare ebraica. Ben il fratello maggiore è il tipico gangster degli anni trenta che elimina freddamente tutti quelli che gli fanno ombra ma che fa una brutta fine. La sorella emancipata, è sposata ad un intellettuale tollerante e pacifista. I due generi, su due sponde ideologiche opposte, con i loro diverbi sono fonte di continuo umorismo. I protagonisti principali: Bobby e Vonnie si sono amati. Si sono lasciati. Poi si sono ritrovati. Lei, la bella e intelligente segretaria è diventata snob, lui, messo da parte i sogni del cinema, è gestore di un night club ed è ricco, con una splendida moglie. Ora sono cambiati: il loro amore è finito, forse per sempre. Pur appagati delle loro esistenze guardano con nostalgia al passato e all’inesorabile scorrere del tempo. Bobby e Vonnie sono esattamente quello che oggi è Woody Allen.
13/05/2016, 09:03
Martine Cristofoli