CINEMA E RAP - Con Clementino su Studio Universal
“Il rap è la musica che cambia le cose”. Sicuramente le ha cambiate per Clementino, che vincendo una battaglia di freestyle dopo l’altra è riuscito a uscire dal ghetto napoletano della terra dei fuochi e si è guadagnato un posto in prima fila nella scena hip hop italiana.
I.E.N.A. (questo il primo nome d’arte che aveva scelto, acronimo di “Io e nessun altro”), insieme a
Fedez, J-Ax, Ensi, Briga, Rancore, Rocco Hunt rappresenta quella generazione di artisti che in Italia hanno portato il genere dalle strade a
You tube, dai garage alla televisione.
Per questo motivo Studio Universal ha deciso di lanciare il ciclo “Cinema e rap”, una rassegna di quattro film dedicati al genere, ognuno preceduto da un’introduzione di
Clementino.
“L’hip hop è un fenomeno che è esploso da tanto tempo, in Italia è arrivato dopo perché siamo più nostalgici, legati alle vecchie canzoni - ha commentato il freestyler trentenne – Tocca a noi “senior” educare le nuove generazioni al rap che non è quello dei macchinoni e delle catene d’oro”.
Nato a Cimitile, piccolo comune vicino Nola, con i suoi versi è arrivato a Sanremo, segno che ormai il rap, nato come musica dei neri nei ghetti americani, è oggi una cultura di massa. “Il rap mi ha salvato la vita. Per un ragazzo che cresce dalle mie parti basta poco, anche solo la noia per finire in un brutto giro – ha raccontato l’artista - A chi mi ha criticato e mi ha chiesto perché sono andato all’Ariston ho risposto: ‘Dove sta scritto che non è posto per l’hip hop?’
In America come in Italia, questo tipo di musica ha aiutato molti ragazzi a fuggire da un destino di violenza e dalla vita di strada. “Se il messaggio è giusto, se si vuole comunicare il riscatto sociale, non trovo sbagliato andare in tv. Personalmente non farei il giudice a un talent show, mi piacerebbe più avere uno spazio mio, tipo “E poi c’è Clementino”. Penso che ci voglia più di una stagione di un programma per diventare un rapper”.
La rassegna di Studio Universal si apre il 5 luglio con “Get Rich or Die Trying” , di Jim Sheridan, gangster movie all’americana a ritmo di hip hop ispirato alla vita di 50 Cent . Il 12 luglio sarà la volta di “8 Mile” di Curtis Hanson, il film più famoso sul genere con protagonista Eminem e la cui colonna “Lose Yourself” è stata la prima canzone rap della storia a vincere un Oscar (2003). Se la storia che ruota attorno alla 8 Mile Road di Detroit, la strada malfamata che divide il quartiere bianco da quello nero è sicuramente la più famosa, non è la prima a raccontare l’attrazione che la cultura hip hop dei neri esercita sui bianchi. È uscito infatti nel 2000 “Black and White” di James Toback che verrà proposto il 19 luglio. Il ciclo si chiude il 26 giugno con “Hustle & Flow” di Craig Brewer, storia di un protettore di prostitute nella Memphis di fine anni ’90 che cambia vita grazie alla musica. È proprio da questo film che arriva il messaggio che da il senso al successo del rap: “Quello che hai dentro devi poterlo dire ad alta voce perché è necessario. Ogni singolo uomo ha il sacrosanto diritto di contribuire con i suoi versi”.
16/06/2016, 16:22
Maria Teresa Squillaci