Note di regia di "Oggi è il Giorno di Festa"
L’idea di questo film è nata dall'urgenza di accostarsi, in modo leggero e non violento, ad una problematica questione di grande attualità: la vita nelle carceri.
Nel 2007, ho avuto la fortuna di partecipare ad un’esperienza teatrale che, fra quelle avute come attore, ha rappresentato uno dei momenti più alti, più densi di significato e ispirazione: raccontare la Passione di Cristo insieme ai detenuti del Carcere di Poggioreale di Napoli.
Il progetto a cui partecipavo era volto a mettere noi attori in contatto con un mondo, quello delle carceri, profondo e complesso, pieno di problematiche sociali di cui, fino a quel momento, ignoravo la portata. Avevo sentito parlare di sovraffollamento delle prigioni e “morti di carcere”, ma non immaginavo che le carceri italiane contassero una media di 170 decessi l’anno: non immaginavamo che dal 2000 ad oggi, oltre 2500 detenuti fossero morti in prigione, e che il 35-40% avesse volontariamente messo fine ai propri giorni.
Ricordo che un dettaglio mi colpì particolarmente, leggendo dati e cifre della vita fra le mura della prigione: fra i morti in carcere venivano inseriti nello stesso “computo”, contemporaneamente, detenuti e agenti della Polizia Penitenziaria. Pensai subito che, in un certo senso, solo sulla carta e nei numeri, prigionieri e guardie carcerarie venivano considerati come abitanti dello stesso luogo, partecipi di una stessa vita, accomunati da una condizione simile (con ruoli profondamente diversi).
Arrivato alla scrittura del terzo capitolo di una tetralogia legata agli elementi (di cui ho già scritto e diretto Terra e Fuoco), pensando ad Aria mi è venuto quasi naturale pensare all’ora d’aria, al momento di svago e di “respiro” concesso ai detenuti.
Ho scritto questa storia perché volevo raccontare un'altra vita nelle carceri. Non quella che nella realtà si consuma tra le quattro mura, ma quella che qualcuno di loro sognerebbe di avere lì. L'ultimo sogno di un detenuto, prima di compiere l'atto estremo di “evadere”.
Giovanni Prisco