FESTA ROMA 11 - L'infinita tristezza di "Mariottide"
Quando quasi dieci anni fa arrivò in tv per la prima volta, all'interno di "Mai dire Martedì", Mariottide si presentava come un cantautore neomelodico povero e sfigato, autore di brani inascoltabili come "Tristezza a palate" e "Allegria vattene via". Un paio di anni dopo, su FlopTv con "Casa Mariottide", iniziava a farsi conoscere nella sua improbabile vita quotidiana.
Ora "
Mariottide" ha fatto (in)successo ed è pronto a mostrarsi al grande pubblico a partire dal 26 ottobre su Infinity con una sitcom a lui dedicata, che godrà inoltre della partecipazione di una serie di guest star come Ale e Franz, Raul Cremona, Jake La Furia e Tony Sperandeo.
Presentati in anteprima all'undicesima Festa del Cinema di Roma, i primi episodi lo mostrano fra le sgangherate mura di casa alle prese con le continue richieste del figlio scemo Fernandello, cui cerca di non far mancare niente, pur non possedendo niente.
Con il suo umorismo nonsense, Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, mette in scena una delle sue maschere più riuscite, un povero cristo con il sogno di diventare un famoso cantante, preso in giro dalla società e dalla stessa vita.
Tra risa e applausi fuori scena e ambientazioni tipiche da sit-com americana, a muovere i fili della carriera musicale di Mariottide questa volta è l'opportunista agente Lele Mosina, interpretato da un Nino Frassica che per stile di comicità, si dimostra una sorta di "padre putativo" di Capatonda, con quell'umorismo costruito su storpiature letterali e giochi di parole, che lo resero celebre negli anni '80 con "Quelli della notte" e "Indietro tutta!".
Storie di enorme povertà e assoluta tristezza in una girandola continua di battute e situzioni paradossali, che sapranno convincere gli storici affezionati al personaggio e gli amanti del genere demenziale.
16/10/2016, 18:15
Antonio Capellupo