Note di regia de "La Vita è un Girotondo"
“La vita è un girotondo” muove i passi dall'omonima canzone di Mimì De Maio, anche narratore nel film. Come la canzone il film parla d'amore, declinato in ogni sua possibile variante: c'è la scoperta dell'infedeltà, il colpo di fulmine, l'innamorato cronico. Cinque storie in tutto, che s'intrecciano, e che hanno in comune i sotterfugi che di volta in volta i protagonisti mettono in atto per coronare il loro sogno d'amore.
Girare il film non è stato semplice, tant'è che, un mese dopo la fine delle riprese originali, si è deciso di aggiungere due settimane di lavorazione ulteriori per poter rifare meglio alcune scene. Il risultato spero sia molto divertente, perchè l'intenzione è quella di regalare un'ora e mezza di completo disimpegno, con una comicità leggera che non diventi mai volgare, come purtroppo è sempre più in voga nel cinema italiano del duemila.
Il tipo di comicità, infatti, è ispirato alla commedia ad episodi degli anni cinquanta/sessanta. Sono ritratti infatti vari tipi di italiano e, soprattutto, di giovani medi. Tra chi si arrangia facendo lavoratti qua e là, chi invece passa la vita con vari mezzucci pur di non lavorare. Abbiamo preso in prestito anche il tema della psicanalisi da Woody Allen, ma declinato sempre all'italiana, e cioè con un tono per lo più grottesco e in forma quasi di farsa.
Il cast, composto da attori e attrici giovani ma rodati, si è comportato egregiamente. Ogni singolo interprete ha dato qualcosa di suo al personaggio, che sia un tic, un atteggiamento o anche solo uno sguardo comico in più al momento giusto. Il ritmo è molto veloce, l'obiettivo è quello di presentare questo film a vari concorsi internazionali, per lo più quelli dedicati esplicitamente alla commedia, e cercare di esportare un po' di umorismo pulito in contrapposizione a quello che si dice ormai delle commedie italiane più commerciali, che sfruttano battute e situazioni volgarotte pur di riempire le sale.
Brando Improta