FdP 57 - "Mani Nostre": mani che raccontano la criminalità
Un’infinità di paesaggi diversi, visti alla velocità di un treno in corsa che percorre tutta Italia, dal nord fino all’estremo sud. Insieme a questi, tante mani. Mani che si susseguono, mani che si districano, che sudano, che si agitano, che tremano e che anche grazie al loro aspetto esprimono il senso della nostra vita attraverso il lavoro.
Tale la scelta narrativa utilizzata dalla regista
Caterina Pecchioli per raccontare i vari volti della corruzione italiana. Un incalzare di storie di persone, che vengono riprese solo attraverso i gesti delle loro mani, e che raccontano il loro complicato vissuto all’interno di un paese che lascia poco spazio ai sogni.
In "
Mani Nostre - Talking Heands" sono presi in esame i casi più disparati che rappresentano quel nuovo volto di un’Italia, che grazie alla sua politica corrotta, ha reso sempre più difficile accordare la giusta dignità alla vita umana. Poche possibilità ai giovani neo-laureati, l’incessante schiavitù delle associazioni criminali (soprattutto nel sud Italia), pochi i diritti alle persone più povere e il conseguente, doloroso ricorrere a compromessi poco piacevoli con la speranza di assicurarsi un tenore di vita che non calpesti l’orgoglio.
I soldi, come dice un signore intervistato “fanno venire la vista ai ciechi” e sono ad oggi la cosa che più manca nelle famiglie normali. La preoccupazione principale di ogni “italiano medio” è quella di avere un minimo stipendio, e non importa che sia alto, basta che sia fisso. Una schiavitù che condiziona anche le scelte di vita, come ad esempio il percorso di studi da intraprendere, che non viene più selezionato in base alle passioni, ma secondo necessità.
Obsoleto pertanto, tutto ciò che non abbia un minimo a che fare con una visione economica globalizzata che ha impoverito gli animi e il paese stesso. Questa tuttavia è l’Italia oggi raccontata da
Caterina Pecchioli: fatta di giovani sempre più istruiti, e quindi ambiziosi, che non troveranno spazio di espressione, e di lavoratori più umili che faticheranno sempre di più a portar da mangiare a casa. Crudo ritratto privo messaggi di speranza, ma con un senso di nostalgia verso un passato che sembrava assicurare più diritti.
26/11/2016, 16:20
Giulia Bandini