TFF34 - Intervista a Maurizio Nichetti
Maurizio Nichetti è stato al Torino Film Festival in qualità di testimonial del premio
Gli Occhiali di Gandhi, assegnato da una giuria costituita dal Centro Studi Sereno Regis al film che meglio veicolasse i valori della pace e della non violenza. Lo abbiamo intervistato.
Sono diversi anni ormai che non escono suoi nuovi film.
Probabilmente questo periodo storico che non ha più bisogno di certe idee. Tra gli anni '80 e '90 il fantastico ha vissuto un bellissimo momento nel cinema (da
Ritorno al futuro a
Essere John Malkovich, ma potrei citarne altre decine). Sono stati tanti, belli e di successo: ma ora non se ne fanno più. Direi che il problema quindi non è solo mio...
Oggi si fanno film di effetti speciali (da
Gravity a
Il Signore degli Anelli, che è il massimo), ma la stragrande parte delle produzioni è realistica. L'idea di applicare la fantasia alla realtà non c'è più. Una volta c'erano Bunuel, Ferreri: non ci sono più e non sono stati sostituiti.
Per fortuna posso dire che sono riuscito a fare alcuni film per alcuni anni, che sono stati venduti in tutto il mondo. Ma evidentemente quel periodo è finito.
Cosa è cambiato soprattutto?
Probabilmente è cambiato tutto quando è diventato più accessibile il girare, e tutti si sono puntati sulla realtà. Se si fa un film in due, non si possono fare tante cose, giusto documentare il reale. Dall'altro, dall'11 settembre in poi è esplosa la voglia di verità. Abbiamo avuto talmente tante storie incredibili nella realtà, che il cinema deve tranquillizzare... È diventato un sedativo sociale: una volta ti andavi a destabilizzare al cinema!
Lei da molti anni lavora nel campo dell'insegnamento.
Credo che conoscere le generazioni dopo la propria faccia molto bene. Meglio conoscere, così non si ha paura: i giovani non sono come vengono dipinti (senza ideali, senza entusiasmi).
La loro apparenza è forse quella, ma conoscendoli, passando del tempo con loro si può anche imparare molto.
Ci deve essere onestà nel mettersi alla pari, a quel punto il lavoro può iniziare.
Il film scelto per chiudere la premiazione è "Volere volare".
So che può non sembrare molto adatto a un evento come questo... ma pensandoci bene non è così. Che c'entra una commedia fantastica di uno che diventa un cartone animato? Ci ho messo dieci anni con Guido Manuli a scriverlo, e in tanti volevano cambiassimo il finale. La nostra storia d'amore tra una donna vera e un uomo cartone animato è il simbolo dell'accettazione (per noi era un gioco, è una lettura che mi hanno fatto notare solo dopo!). Nessuna storia tra 'diversi' finisce così, c'è sempre una omologazione al diverso (o la morte della diversità). Da
Splash a
Jekyll/Hide, per dirne due.
Vedi una commedia con cartoni animati e tendi a banalizzare, a fermarti in superficie: ma è meno una storiella di quello che sembra!
Ci abbiamo lavorato a lungo, la storia è maturata anche perché non riuscivamo a farlo, e non saremmo riusciti mai forse se non ci fosse stato
Roger Rabbit! Zemeckis ha dimostrato che la sessualità tra cartoni animati esiste,
Jessica Rabbit è diventata anche un simbolo delle fantasie maschili e io ho di colpo ho trovato i soldi per fare il mio film. Ma erano anni che ci provavo!
Perché ha accettato di essere presente oggi?
Cerco di fare poche cose, le chiamate sono tante. Cerco di andare un po' a naso, dove mi sembra che ci siano dei motivi validi. Questo è un bell'evento e ha bei valori, e poi il TFF mi piace.
27/11/2016, 15:17
Carlo Griseri