GIORGIO BRUNO - "Gli Zombie? Umani ed emozionanti"
"Almost dead" ricorda moltissimo i cosiddetti ''solo film'' americani, in cui un unico personaggio occupa lo schermo per quasi tutto il tempo. Ti sei ispirato a qualche film?
"Se devo essere sincero non mi sono ispirato a nessun film in particolare anche perché non amo le mono location. In realtà la storia vien fuori da un mio incubo infantile e da lì ho immaginato la possibilità di raccontare un dramma mascherandolo da horror. Il look americano è stata una conseguenza".
Il genere horror riscuote molto successo, specialmente tra i giovani; secondo te a cosa è dovuto ciò? Quali elementi di questo genere di cinema attraggono le masse?
"L'horror ha sempre affascinato le persone sia nella letteratura sia nel cinema. La paura è un'emozione molto intima, un po' come l'amore. È qualcosa che difficilmente possiamo spiegare razionalmente ed è qualcosa di molto soggettivo. Ognuno di noi ha paura di qualcosa. Semplicemente è la natura umana. Le storie così come i film che colpiscono le masse sono quelli che riescono a toccare le corde più profonde del nostro io. Gli zombie ad esempio hanno molto in comune con la nostra natura. Ci attraggono perché in fondo sono molto simili a noi. Basta pensare a quel che siamo diventati. A volte quando entro in un centro commerciale e vedo gente che sta al telefono o cammina senza meta, penso che forse Romero ci abbia visto lungo alla fine degli anni '70".
Zombi che sono stati ampiamente portati sullo schermo, ad esempio nel recente ''World war Z'' con Brad Pitt. Come mai ha scelto di riproporre questo genere?
"Non ho amato "World War Z", senza contare che
Brad Pitt contro esseri che tutto sembrano meno che zombie, non era per niente credibile. Piuttosto mi è piaciuto molto "Maggie" con un bravissimo Swarzenegger. Al di là di tutto comunque ho sempre amato gli zombie e fin da bambino sognavo un giorno di fare un film di morti viventi. Poi, quando ho iniziato concretamente a pensare ad "Almost Dead" ho cercato di immaginare degli zombie molto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Volevo riuscire a dare loro una connotazione "umana" ed "emozionante".
Da cosa è nata l'idea che ha portato alla produzione di ''My little baby''? Perché hai scelto proprio un bambino come protagonista?
"A differenza di "
Almost Dead", "
My Little Baby" è una storia molto personale che sentivo l'esigenza di dover raccontare. Jimmy, il bimbo protagonista del film non è poi così diverso da me da bambino. Ho iniziato a scrivere la storia dopo la morte di mio padre, un periodo molto triste della mia vita. Pensavo: sarebbe bello poter trovare un qualcosa che mi mettesse in contatto con mio padre anche solo per pochi istanti. Questo purtroppo è possibile solo al cinema, allora perché non fantasticare e costruirci su una storia che abbia dentro di tutto? Dal l'horror alla fantascienza passando per il dramma. E così è stato".
In generale, quali film hanno avuto particolare influenza sulla su di te come regista?
A quali pellicole invece vorrebbe che le tue non fossero paragonate?
"Sicuramente i film di
George Romero, John Carpenter e il cinismo grottesco di
Sam Raimi hanno avuto una grande influenza su di me e soprattutto alcune suggestioni di Raimi le troverete in "
My little baby". Sui paragoni in realtà non saprei dire. Alla fine credo che dopo più di 100 anni di cinema i raffronti con altre storie siano naturali, non fosse per il fatto che abbiamo fatto e detto di tutto".
Per quali aspetti, tecnici e stilistici, ''My little baby'' si differenzierà dal film precedente?
"Sicuramente è un film più costoso e questo mi ha permesso di muovere la macchina da presa in modi più "fantasiosi". Per il resto non credo che ci siano delle grandi differenze tecnico/stilistiche. Io credo che lo spettatore più attento troverà molte affinità tra i due film".
Verdiana Bottino14/03/2017, 17:48