YVONNES - Una solitudine da cui provare a rifuggire
Quando il tuo fisico mostra le cicatrici di una vita passata a commettere errori, quando il tuo unico covo rimasto è una vecchia e sporca utilitaria, quando tutto dentro di te e attorno a te sembra morire, forse è quello il momento in cui puoi solo affidarti al ricordo più bello di un'intera esistenza. E provare a riviverlo ancora.
La "
Yvonnes" che da il titolo al documentario di Tommaso Perfetti, fresco vincitore del Premio della Giuria per il Film più innovativo al festival "Visions du Réel", è la figlia ventunenne di Vincenzo, tossico e disoccupato, che a causa di una serie di scelte sbagliate non la vede ormai da anni, cercando di mantenere vivo il rapporto attraverso telefonate di fortuna.
L'immagine che meglio descrive il tormentato protagonista è quello specchio rotto cui ciclicamente si ritrova a radersi il capo, che ad ogni sguardo rivela la molteplicità di caratteri ed emozioni, vissuti da un uomo il cui solo scopo è quello di riabbracciare l'unica cosa bella mai fatta.
Più che documentario di osservazione, quello di Perfetti è un documentario di inseguimento, una macchina da presa che cerca di stare dietro ad un cane sciolto che si aggira nella notte alla ricerca di qualcosa che lo aiuti a superare l'ennesima giornata.
E proprio al freddo obiettivo che ne registra i movimenti, Vincenzo offre occhiate dirette, grida e profonde confessioni, come a voler cercare lì dietro qualcuno in grado di compatirlo, come voler chiedere allo spettatore di condividere con lui solo qualche istante di un'esistenza infinitamente solitaria.
Ciò che torna ciclicamente nel bel documentario di Perfetti, fino a diventare il punto di partenza di ogni azione, e quindi di ogni sequenza, è il gesto delle mani, nodose, sporche, che ora contano nervosamente gli ultimi soldi rimasti a disposizione, ora trafficano sapientemente su un motore in una polverosa officina, ora accarezzano dolcemente una foto in bianco e nero.
Una foto che mostra una bambina, oggi troppo cresciuta, e forse, irrimediabilmente, troppo distante.
04/05/2017, 15:27
Antonio Capellupo