ORECCHIE - Una normale giornata di follia
Vedendo la realtà che ci circonda si tende a creare due precise categorie di persone: i normali e i folli. I folli sembrano coloro che hanno deciso di cavalcare in ogni incomprensibile aspetto il mondo dei social e dell’apparenza. Mentre i normali sono quelli che hanno deciso di non accettarlo e di essere diversi. O almeno così può sembrare.
“Orecchie” di
Alessandro Aronadio, prodotto da
Matrioska e dal
Biennale College Cinema, si muove un po’ lungo questi schemi, confezionando una commedia, definita dallo stesso regista, “iper-realista”. Un prodotto diverso, fresco e d’impatto, che ha visto affiancarsi nella sua realizzazione volti storici e nuovi del panorama cinematografico:
Daniele Parisi, Silvia D’amico, Re Salvador, Rocco Papaleo, Massimo Wertmüller, Milena Vukotic, Piera Degli Esposti e tanti altri.
Un lavoro che come spiega la produttrice
Costanza Coldangeli è stato realizzato con un: “Love Budget, invece di Low budget, perché non essendoci soldi c’è stato bisogno di molto amore da parte di tutti quelli che hanno partecipato”.
Un uomo, si sveglia una mattina con un martellante fischio nelle orecchie e un biglietto, lasciatoli dalla sua ragazza, con su scritto: “È morto il tuo amico Luigi. P.S. Mi sono presa la macchina”. È l’inizio di una giornata che cambierà per sempre il modo del protagonista di approcciarsi alla sua realtà. Un uomo cinico, solitario e riluttante verso l’esterno, che lungo il suo viaggio on the road a piedi e tra mille diversi personaggi (suore invadenti, segretarie svogliate e artisti assurdi) arriverà, però, alla sua epifania.
Una commedia divertente e tagliente che ripercorre le maschere della nostra civiltà, piccole parti di un quadro che appare surreale, ma che alla fine è terribilmente vero. Si sorride con una nota amara in bocca, che fa riflettere e non poco. È un prodotto intelligente e sottile, diverso da quello a cui magari si è abituati, ma ora più mai serve. Lo sfondo bianco e nero, spietato come la vita e freddo come la visione della società di un protagonista senza nome, è l’elemento che rende ancor più vere le grottesche situazioni che si susseguono. Il tutto accompagnato da un elemento costante: un fischio nelle orecchie. Un martellante ed incessante suono che diventa sempre più forte davanti all’insofferenza verso una società che non si comprende e pare aver perso la bussola del buon senso.
Tante volte ci si ripete che il problema del mondo sia esso stesso e chi ci vive, eppure, i fautori della nostra felicità siamo noi. Accettare la nostra realtà, per quanto possa apparire folle, non vuol dire necessariamente arrendersi, ma trovare un compromesso, tra quello che reputiamo normalità e ciò che provoca in noi quell’insopportabile e fastidioso fischio. In fondo il nome del protagonista di questa storia può essere quello di chiunque.
14/05/2017, 12:18
Alfredo Toriello