ALAIN DANIELOU - Tra Venezia e proiezioni future
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Alain Daniélou - il labirinto di una vita" verrà presentato l'8 settembre, nello spazio della Film Commission della Regione del Veneto nel corso della 74° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, alle 15, cui seguirà la proiezione del documentario, alle 21 dello stesso giorno, al cinema Astra di via Corfù del Lido di Venezia.
Il documentario del regista veneziano Riccardo Biadene, dedicato alla figura emblematica di Alain Daniélou e alla straordinaria vita dell’uomo che ha portato l’India in Occidente, racconta l’avventuroso viaggio musicale, esistenziale e spirituale che Alain – bretone d’origine, figlio di un ministro socialista e con un fratello cardinale, amico di A. Gide e J. Cocteau – intraprende dal 1932, con il compagno fotografo svizzero Raymond Burnier, alla volta dell’India, lasciando un Occidente che non lo soddisfa. Il film ha avuto la world premiere a Visions du Réel in concorso e la prima nazionale al Biografilm. Sono seguite poi proiezioni a Ravenna Festival, al Summermela Festival al Cinema Farnese, Roma, River Film Festival, Padova, Cinema Rossini a Venezia, al Sole Luna Doc Film Festival di Palermo. Sono previste a settembre proiezioni al Sole Luna di Treviso, a Firenze a chiusura del Festival etnomusicale Immagini e Suoni dal Mondo, e ci saranno anche tappe internazionali, come quelle a ottobre a Parigi su richiesta e organizzazione dell’UNESCO, a Zurigo la Rietberg Museum, a Lugano al LAC e a Londra al Darbar Festival. Il film sarà in tournée nelle principali città indiane (Hyderabad, Jaipur, Dehli, Varanasi, Kolkata, Pune, Mumbai, Bangalore, Chennai).
Il documentario, che è un progetto internazionale, parte dalla Bretagna e accompagna lo spettatore in India (Shantiniketan, Varanasi, Chennai, Pondicherry...), a Berlino, Venezia, e Roma, seguendo la storia del francese Daniélou, indologo e musicologo che ha vissuto, soprattutto in India, tra gli anni ‘30 e ‘60 del ‘900. A Benares (ora Varanasi), Daniélou, insieme a Burnier, abita per 15 anni nel palazzo di Rewa, sulle rive del Gange, dove incontra fra gli altri, Eleanor Roosvelt o Roberto Rossellini. Qui Daniélou si dedica allo studio del sanscrito, viene iniziato all’induismo, e studia la musica classica indiana e la Veena a livello professionale. È a quegli anni che si deve la stesura di diversi libri sulla filosofia indù, lo shivaismo e i testi vedici. Dal 1950 è curatore della prima collana di world music classica per l’UNESCO. Nel 1963, di ritorno in Europa, fonda e dirige l’Istituto Internazionale di Studi per la Musica Tradizionale (IITM) a Berlino, e in seguito crea a Venezia l’Istituto Internazionale per gli studi di musica comparata, affinché la musica orientale abbia importanza paritaria rispetto a quella occidentale, e dove tale studio è mantenuto vivo oggi dalla Fondazione Giorgio Cini. E, proprio per raccontare il periodo in cui visse in Laguna il regista è tornato, nella sua città natale, per effettuare parte delle riprese del documentario, sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Gli ultimi anni di vita, Alain Daniélou, li trascorre tra Roma, Losanna, Berlino e Parigi, con una certa preferenza per la villa sulle colline di Zagarolo, un paesino vicino a Roma. Musica, danza, religione, tradizione e modernità, scultura e filosofia vengono esplorati in questo documentario attraverso le parole dello stesso Daniélou, tratte dall’autobiografia “La via del labirinto”.
Il regista, classe 1973 – agli inizi della carriera cinematografica co-diresse “Come un uomo sulla terra” con Andrea Segre – dopo l’anteprima nazionale, accompagnerà il film il 22 al Ravenna Festival, importante manifestazione dedicata alla musica, il 29 al SummerMela, il festival di arte e cultura indiana a Roma, il 30 giugno a Padova al River Film Festival, in una serata particolare, a chiusura della rassegna, e l’8 luglio al Soleluna Festival a Palermo. Il progetto poi si aprirà a una distribuzione internazionale, che lo farà sbarcare in molti paesi europei, fra cui la Germania e l’India, nel corso del 2017. Ma per Biadene ci sarà un ulteriore ritorno a Venezia il 2 luglio, al Teatro la Fenice, in veste di produttore, con la sua Kama Productions per il documentario “Aquagranda in crescendo” che racconta il Teatro La Fenice durante la realizzazione di “Aquagranda” – l’opera-evento che commemora i 50 anni dalla terribile alluvione che colpì Venezia il 4 novembre 1966 – diretto da un altro veneziano Giovanni Pellegrini, e trasmesso lo scorso maggio su Rai 5.
01/09/2017, 08:28