CORTO DORICO XIV - Intervista ad Antonio Andrisani
Unite il racconto della Basilicata, il ricordo di Pasolini, il petrolio, Gesù... potevano essere almeno 3 film diversi: come è nata l'idea di mettere tutto in un unico copione? Quali le maggiori difficoltà?
Ho la sensazione infatti che il film ne contenga altri. È abbastanza stratificato e ha differenti livelli di lettura. In realtà tutto si è palesato contemporaneamente nella mia mente quando ho iniziato a scriverlo. Un corpo unico. E poi fare un film è molto meno costoso e faticoso che farne tre soprattutto quando ci si muove in un ambito indipendente (sorrido).
Una vena surreale, nella prima parte, che poi piano piano si spegne per lasciare spazio all'amarezza: davvero non ci sono speranze? Da Pasolini e i suoi lavori non conclusi sul petrolio a oggi nulla è cambiato?
Il film è amaro, vero. Ha un finale se vogliamo apocalittico. Abbiamo voluto realizzare una storia sul valore della testimonianza più che di cronaca sul petrolio. Il taglio amaro, temiamo sia vicino alla realtà ma sinceramente il fatto che siano stati proprio dei giovani a premiarlo al Corto Dorico Film Festival ci fa ben sperare. Forse quel bambino che al termine del film riconosce nel nostro protagonista la figura di Gesù, esiste davvero. Per quanto riguarda Pasolini, le sue profezie sulla nostra società si sono avverate ampiamente e la protagonista del film che sogna di far parte di un mondo borghese, seppur come cameriera, ne è un po’ la sintesi.
La scelta di mettersi in scena in prima persona, fatta da lei e Zullino, è nata subito?
Direi di si. Siamo attori e anche abbastanza economici. La storia era nostra e questo credo sia stato un valore aggiunto, almeno speriamo.
C'è molto metacinema nel vostro film: si parla di cinema, di festival, di sponsorizzazioni "invadenti"... Quanto c'è di esperienze personali nel copione?
Pensiamo che chiunque faccia cinema indipendente o comunque fuori dal mainstream possa riconoscersi nel film. Nelle traversie ma anche nelle velleità autoreferenziali dei due registi coprotagonisti. Il nostro è un film sulle gioie e dolori della risorsa petrolio ma anche su quelle del cinema.
Nel ricco cast colpisce la presenza di Enrique Irazoqui, solitamente restio ad apparire: come lo avete convinto?
La domanda è molto pertinente perché lui è molto restio rispetto al cinema. Non ha infatti proseguito la carriera attoriale dopo l’exploit con Pasolini. Possiamo dire che lo ha convinto una battuta sul dittatore Franco. L’indomito spirito anti fascista è stato la chiave.
10/12/2017, 11:44
Carlo Griseri