LA LINEA VERTICALE - Tutt'intorno alla malattia
Un prodotto diverso, che bada più ai contenuti che ai gusti e alle abitudini del pubblico.
La Linea Verticale, scritta e diretta da
Matttia Torre, tratta un argomento difficile come la malattia e il ricovero ospedaliero, con una certa leggerezza senza mai perdere di vista la gravità del problema e il senso comune dello spettatore di fronte a tale esperienza.
Valerio Mastandrea è Luigi e all’improvviso scopre di avere un tumore al rene. La serie, che andrà in onda su Rai Tre dal 13 gennaio, è introdotta da un breve prologo della scoperta ma poi si svolge per intero all’interno del reparto di oncologia dell’ospedale dove Luigi verrà operato. Torre racconta, attraverso la voce narrante del protagonista, sia le vicissitudini personali, utilizzando la realtà e i sogni, sia i meccanismi della sanità, dalla burocrazia ai rapporti spesso “verticali” tra i colleghi d’ospedale: il medico e l’infermiera, la caposala e il portantino, il chirurgo e i suoi assistenti.
Accompagnato nella vicenda personale dalla moglie Elena all’ottavo mese di gravidanza (
Greta Scarano), Luigi ci racconta la sua crisi personale, la paura della morte e l’estrema solitudine sua e di ogni paziente che si trova ad affrontare una così grave malattia.
Valerio Mastandrea aveva già interpretato un personaggio simile venti anni fa, nel film di
Stefano Reali "
In Barca a Vela Contromano", ma la patologia ortopedica di allora, relativamente lieve, lasciava più spazio all’ironia e alla risata, elementi che accompagnavano la sua pur drammatica odissea all’interno di uno scalcinato ospedale romano.
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La Linea Verticale" è invece ambientato in un reparto d’eccellenza e la malattia di Luigi, sin dall’inizio, non concede troppi spazi alla commedia, preferendo scendere nell’inferno personale sia del paziente sia degli altri esseri umani, professionisti della sanità, parenti e ricoverati, costretti nel girone dei malati gravi.
La serie è godibile che non si piange addosso, ben fatta e abbastanza alternativa anche se, proprio per i motivi suddetti, non prende una direzione precisa che possa collocarla in un genere facilmente individuabile dallo spettatore.
05/01/2018, 17:01
Stefano Amadio