Note di regia di "Immaturi - La Serie"
E come fai a girare una serie tratta da un film di successo, scritto e girato da un amico con la stessa produzione che per te ormai è casa, senza sentire il peso della responsabilità? E anche: se non hai mai girato una serie come regista, che ne sai se riesci a stare nei tempi così stretti che la produzione di una serie impone? Il tutto cercando di fare una serie di film che appaghino te, ma anche naturalmente le persone che questo giocattolo te lo hanno messo in mano.
La risposta ad oggi è: non lo so, non l’ho mica capito bene, ma sono davvero tanto felice del risultato.
Sicuramente è stato importante sentire intorno a me, l’assoluta fiducia sia della Rete, che di Paolo Genovese e Marco Belardi, ma era cosi facile sbagliare. Il primo mese sono stato un po’ in tensione, arrivavo alla sera sorpreso di essere riuscito a girare tutto quel minutaggio. Ma quando la tensione si è sciolta, è iniziato il vero luna park. Che divertimento. Che goduria. E devo ringraziare anche tutta la troupe, che mi è stata vicino e sostenuto, sempre, e che per girare come volevo si è spesa al 100 per 100. E grazie agli attori, mamma quanti e di tutte le età, che si sono messi a servizio con una voglia e un’umiltà che non mi aspettavo. È stato un viaggio bellissimo. Un anno di vita quasi, a servizio di un progetto che ha dato lavoro a tante persone, io questo non lo scordo mai.
La differenza fondamentale tra il film e la serie è che al cinema i protagonisti preparavano l’esame da privatisti, mentre nella serie decidono di tornare a scuola e rifare l’ultimo anno di liceo. Siamo abituati, come è normale che sia, ad avere un rapporto con gli adolescenti dal nostro punto di vista. Che succede se veniamo messi in una condizione in cui si mischiano le carte e diventiamo ospiti del loro mondo?
Gli Immaturi siamo noi, che con un piede siamo rimasti nell’adolescenza.
Fatico a darci torto, stavamo cosi bene.
Rolando Ravello10/01/2018, 11:32